Quello che preme su di te, che ha sempre premuto su di te: l’esterno, nel senso dell’aria - o più esattamente, il tuo corpo nell’aria attorno a te. Le piante dei piedi ancorate al suolo, ma tutto il resto di te è esposto all’aria, ed è lì che la storia comincia, nel tuo corpo, come nel corpo finirà tutto. Per ora stai pensando al vento. Più tardi, se il tempo lo permetterà, penserai al caldo e al freddo, alle infinite varietà di pioggia, alle nebbie che hai attraversato inciampando come un uomo senza occhi, al folle tatuaggio sventagliato dalla grandine che ticchettava sui coppi del tetto della casa nel Var. […] Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lì. Lo sei perché c’è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole e le parole sono cicatrici.
Paul Auster, Diario d’inverno (Ed.Eiunaudi – 2012)
Canzone del giorno: Song 2 (1997) - Blur