FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
Quando si ha a che fare con delle trasposizioni cinematografiche di opere letterarie, è facile imbattersi nel classico luogo comune: “I film sono sempre peggiori dei romanzi da cui sono tratti“. Tratto dall’omonimo e famoso romanzo di Sandro Veronesi, “Il Colibrì“ è un film che rischiava di impantanarsi fra le molteplici complessità di un corpo letterario suggestivo e originale. Francesca Archibugi, sicuramente cosciente dell’ardua sfida, per trovare il giusto equilibrio fra il testo e la sua interpretazione personale, si è affidata a un cast di eccezione, facendosi coadiuvare nella sceneggiatura da autori di rilievo come Francesco Piccolo e Laura Paolucci nonché ingaggiare un pregevole e raffinato direttore della fotografia come Luca Bigazzi. Il romanzo di Veronesi è pieno di vita ma, nello stesso tempo, colmo di dolore e morte. È il racconto di un uomo che tenta, e spesso ci riesce, di rimanere sempre uguale a se stesso. La regista cerca di restare fedele alla struttura portante del romanzo e ripercorre con innumerevoli flash back a incastro le vicissitudini del protagonista (come al solito un Francesco Favino in piena forma e credibile nel ruolo che interpreta) che si svolgono dai primi anni ‘70 ai giorni nostri e, alla fine, anche in un futuro prossimo. E qui si ritorna al “luogo comune”: sicuramente per i tanti lettori del libro di Veronesi, il film riesce a presentarsi come un efficace adattamento pur non sempre cogliendo i tanti momenti di emozione e poesia che si ritrovano fra le pagine del romanzo. Coloro che, invece, non hanno avuto a che fare con il libro, si ritroveranno a vedere un film forse un po’ troppo stracarico di drammi, ma nel quale la regista cattura il pubblico con le sensibilità, le ansie e le complessità dei tanti personaggi che, con il moltiplicarsi degli avvenimenti, diventano sempre più interessanti nel loro percorso di vita.