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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 11 agosto 2022

Agenda Draghi

Com'è l'agenda Draghi senza Draghi? Più o meno come una ciambella senza buco o un Ringo senza crema. Tuttavia, pur essendo evidente che nessun presidente del Consiglio potrà proseguire l'opera iniziata dall'ex governatore della Bce, i partiti fanno a gara per accaparrarsi la sua eredità. Nessun sondaggista ha stimato quanto possa valere intestarsi il nome dell'attuale inquilino di Palazzo Chigi, autonominandosi erede del rimpianto capo del governo di unità nazionale. Tuttavia, anche se non esistono parametri precisi per stimarne il consenso, in molti sono convinti che solo evocandone il nome si possa spuntare qualche punto. Il più svelto a mettere le mani sul presunto tesoretto è stato Carlo Calenda, il quale dall'alto del suo 3 per cento dice che il futuro presidente del Consiglio dovrà essere Draghi. Perché l'ex governatore dovrebbe accettare di farsi candidare da Carlo Calenda, cioè da una minoranza nella minoranza, quando ha sdegnosamente respinto di restare al proprio posto, forte di una maggioranza (il premier si è dimesso pur avendo ricevuto la fiducia solo perché dal perimetro che lo sosteneva erano usciti i Cinque stelle), è un mistero che nessuno sa spiegare. […] Dunque, tornando alla domanda iniziale, cos'è l'agenda Draghi senza Draghi? II nulla. Nonostante i partiti in campagna elettorale se ne riempiano la bocca, promettendo di perseguire gli obiettivi tracciati dal presidente del Consiglio, non c'è alcuna agenda Draghi, ma semmai solo una serie di impegni che sono stati sottoscritti con l'Europa. In pratica, si tratta di rispettare un percorso già tracciato che, per come sono messe le cose, qualsiasi governo, che sia di destra, di sinistra o anche di centro, sarebbe costretto a seguire. I progetti sono stati presentati a Bruxelles e non c'è verso di cambiarli: dunque, chiunque prenderà il posto di Draghi a Palazzo Chigi avrà di fronte a sé due strade: onorare le scadenze oppure no. Nel primo caso, significherebbe incassare i soldi promessi dalla Ue, nel secondo perderli. Messa così si capisce che l'agenda Draghi non esiste, perché le decisioni politiche sono limitate allo stretto necessario, ovvero fare in modo che i finanziamenti non vengano sospesi. Quanto al resto, ossia alle riforme che l'Europa si attende, alcune sono già incanalate, mentre quelle che mancano sono le solite, ovvero la riforma completa della Giustizia, l'efficienza della pubblica amministrazione, le modifiche al sistema fiscale. Vale a dire niente di nuovo rispetto a ciò che ogni partito ripete in campagna elettorale. In tanti anni da cronista, mai mi è capitato di sentire un leader che promettesse di peggiorare la macchina della Giustizia, né uno che giurasse di voler rendere ancor più complicata la vita degli italiani con carte e adempimenti burocratici, per non dire del Fisco. Tutti, prima del voto, dicono di voler mettere mano a ciò che non funziona e dunque l'agenda Draghi non è altro che un insieme di buoni propositi, una lista della spesa che può stare in qualsiasi paniere, di destra o di sinistra. In buona sostanza, l'agenda Draghi è un manifesto vuoto, una lasagna senza ripieno, un tiramisù senza mascarpone, che i partiti evocano per nascondere l'assenza di idee che li circonda. Senza poter giocare la carta di Mister Bce non saprebbero che dire e soprattutto non potrebbero fare a meno di mostrare che nel loro programma non c'è nulla di nuovo, niente che faccia la differenza. Del resto, di Draghi ce n'è uno, mentre chi si appropria del suo marchio non è neppure una pallida imitazione. Anzi: non è, punto e basta.

Maurizio Belpietro, Panorama (10/8/2022)


Canzone del giorno: Hidden Agenda (2002) - Craig David
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