Può suonare fastidioso accostare il sacro al profano, specie se il «sacro» è una guerra e il «profano» è una semplice partita di calcio. Ma ciò che accomuna i due eventi accaduti nel breve volgere di un mese è l’avveramento dell’evitabile, sia pure di dimensioni non equiparabili. Noi pensiamo al fondo che la storia non possa ripetersi, e invece ecco il paradosso: la cosa più sorprendente è il ritorno di quel che avremmo dovuto aspettarci. Diciamo la verità: qualcuno pensava che Putin realizzasse davvero le sue minacce? Pochissimi. E scendendo di molti gradini nella scala di importanza, qualcuno immaginava davvero che l’Italia di Mancini campione d’Europa venisse sconfitta dalla Macedonia? Nessuno o quasi. E pochissimi pensavano che non sarebbe arrivata in Qatar. I due casi, pur diversi e sproporzionati, erano comunque evitabili con un po’ di prudenza o di lungimiranza: lo dicono gli esperti di politica internazionale e i commentatori del calcio. Che ora, a cose fatte, sentenziano: tutto prevedibile. D’accordo, ma allora perché lasciarci sorprendere dal prevedibile, cioè dalla ripetizione del peggio? E se era prevedibile perché meravigliarci dopo?Forse per eccesso di stupidità? Un grande scrittore distopico come Aldous Huxley diceva che la più importante lezione di storia è che non si impara mai dalle lezioni di storia. E Marx aveva torto quando diceva che la storia si ripete la prima volta come tragedia e la seconda come farsa. In realtà se la prima volta è una tragedia, la seconda pure. Tale spicciolissima lezioncina di filosofia della storia dovrebbe almeno metterci in allarme quando pronunciamo meccanicamente l’invito di Primo Levi e di Liliana Segre: «Perché quel che è stato non si ripeta…», visto che a ogni livello gli errori di solito, scioccamente, si ripetono. E se è per una partita, pazienza. Ma se è l’atomica, di cui si parla in questi giorni come se mai potesse tornare.
Paolo Di Stefano, Corriere della Sera (27/3/202)
Canzone del giorno: Predictable (1994) - Korn
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