Qualsiasi società che avesse un debito pari o addirittura superiore al 160% del suo fatturato sarebbe già fallita. Invece, lo Stato italiano continua a ottenere credito e anzi, grazie all’arrivo alla presidenza del Consiglio di Mario Draghi, lo ottiene anche a tassi inferiori all’1%. Le aziende del Paese e i cittadini invece sono costretti a sottostare, per finanziarsi, alle regole imposte dalla vigilanza della Bce, un organo autonomo rispetto al consiglio d’amministrazione della Banca centrale europea; e se il consiglio della stessa ritenesse non accettabili le regole e i provvedimenti imposti dalla Vigilanza (chiamata Meccanismo unico di vigilanza) dovrebbe avviare un conflitto di interessi davanti al Parlamento europeo, come ebbe la cortesia di spiegarmi cinque anni fa proprio Draghi. Ma ciò, rispetto ai problemi dell’Italia, è un problema collaterale anche se molto importante, visto che a differenza degli altri Paesi la liquidità alle aziende e agli individui arrivava per circa il 90% dal sistema bancario, a sua volta messo in croce dalle regole del Meccanismo unico di vigilanza. Il paradosso e la perversità dell’Italia sono altri e cioè essere allo stesso tempo il Paese con uno dei più straordinari patrimoni immobiliari e artistici del mondo, come eredità dell’Impero Romano, del Rinascimento e delle altre formidabili fasi storiche, ed essere il Paese con il più alto risparmio dei cittadini e delle aziende, ma appunto avere anche un indebitamento stratosferico rispetto agli altri Paesi europei. Naturalmente, il Covid ha esasperato e drammatizzato questa situazione che ora, pro bono, gli organismi di Bruxelles e Francoforte e gli altri Paesi europei non attaccano più con la veemenza del passato, ma il giudizio è sempre lo stesso: un Paese dissoluto e perverso. Basta leggere, per comprenderlo, cosa scrive regolarmente la Faz, il quotidiano economico-politico più importante di Germania. Pertanto, il compito che Draghi ha davanti è sì di emergenza, ma è anche, probabilmente come estrema chance, quello di impostare una resurrezione del Paese avendo presente i tre fattori chiave per non far precipitare l’Italia in una crisi irreversibile, appena finirà la tolleranza da Covid degli altri Paesi e dell’Europa. I tre fattori sono: l’enorme debito dello Stato, l’enorme patrimonio pubblico, il grande risparmio degli italiani.
Paolo Panerai, Italia Oggi (27/2/2021)
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