Il bollettino del 30 gennaio in Cina è 170 morti e 7.711 infettati ma la crisi sanitaria causata dal coronavirus è anche una crisi economica. Se l’influenza polmonare continua a diffondersi - stima la banca d’affari Morgan Stanley - la Cina potrebbe perdere un punto percentuale di Pil nel primo trimestre del 2020, analisi su cui altri economisti concordano. Il calo cinese potrebbe avere ripercussioni mondiali: se i picchi del contagio arrivano tra febbraio e marzo - si ipotizza nel report di Morgan diffuso da Reuters - la crescita globale potrebbe calare tra 0,15 e 0,3 punti nel primo trimestre dell’anno ma se l’emergenza passa come si prevede e spera, si dovrebbero smaltire gli effetti negativi nel corso dell’anno. (...) Il primo settore colpito è quello turistico. La Cina è ora un gigante ferito e isolato: grandi compagnie aeree occidentali hanno deciso di bloccare i voli tra il 28 e il 29 gennaio: la prima è stata British Airways, a seguire Lufthansa (fino al 9 febbbraio) e quindi Swiss e Austrian Airlines. (...) Multinazionali simbolo come l’americana Starbucks ha chiuso metà dei suoi 4.300 caffè sparsi nel Paese, chiusi anche centinaia di McDonald’s e una dozzina di negozi di abbigliamento della catena svedese H&M e del colosso giapponese del cashmire low cost Uniqlo. Il settore moda ne ha risentito subito, anche fuori dai confini cinesi, esempio le boutique deserte a Roma e Milano.
La svedese Ikea ha chiuso tutti i 30 negozi e ha limitato i viaggi in Cina dei dipendenti, stessa misura presa da Facebook. Anche Google ha deciso di chiudere temporaneamente tutti gli uffici in Cina, Hong Kong e Taiwan. Il governo russo ha ordinato di chiudere la frontiera con la Cina per vietare la propagazione anche via terra dell’influenza. (...) Autoquarantena e divieti di viaggi in Cina e nella regione sono le misure più diffuse tra le società, da Honda Motor a Nippon Steel da Roche a Commonwealth Bank of Australia. Lo sterminato made in China, il manifatturiero e soprattutto l’hi tech è bloccato. La crisi del coronavirus è scoppiata durante le feste per il Capodanno cinese quindi gli stabilimenti erano chiusi ma causa influenza non hanno riaperto. Quindi adesso sono ferme sia le fabbriche automobilistiche - Toyota ha fermato la produzione in Cina fino al 9 febbraio - sia quelle dell’hi tech dove si producono i componenti degli smartphone diffusi in tutto il mondo.
Angela Manganaro, il Sole 24 Ore (30/1/2020)
La svedese Ikea ha chiuso tutti i 30 negozi e ha limitato i viaggi in Cina dei dipendenti, stessa misura presa da Facebook. Anche Google ha deciso di chiudere temporaneamente tutti gli uffici in Cina, Hong Kong e Taiwan. Il governo russo ha ordinato di chiudere la frontiera con la Cina per vietare la propagazione anche via terra dell’influenza. (...) Autoquarantena e divieti di viaggi in Cina e nella regione sono le misure più diffuse tra le società, da Honda Motor a Nippon Steel da Roche a Commonwealth Bank of Australia. Lo sterminato made in China, il manifatturiero e soprattutto l’hi tech è bloccato. La crisi del coronavirus è scoppiata durante le feste per il Capodanno cinese quindi gli stabilimenti erano chiusi ma causa influenza non hanno riaperto. Quindi adesso sono ferme sia le fabbriche automobilistiche - Toyota ha fermato la produzione in Cina fino al 9 febbraio - sia quelle dell’hi tech dove si producono i componenti degli smartphone diffusi in tutto il mondo.
Angela Manganaro, il Sole 24 Ore (30/1/2020)
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