Nell'agosto scorso
la sedicenne Greta Thunberg ha cominciato a presidiare il Parlamento svedese —
prima ogni giorno, poi tutti i venerdì — con un cartello che annunciava uno
“sciopero scolastico per il clima”. Neppure lei avrebbe potuto immaginare che,
appena sette mesi dopo, al suo appello avrebbero risposto tanti studenti e
tante altre persone, in tutto il mondo, come è successo ieri. Anche a Milano,
Roma e in moltissime altre città italiane , le manifestazioni hanno colorato
piazze allegre, probabilmente entusiaste anche di essere così lontane dalla
politica organizzata e dai suoi discorsi opachi.
Nulla è più oggettivamente
allarmante dello stato di salute del pianeta, ma il messaggio “salviamo la Terra”
– sia per esorcismo o denegazione freudiana, sia per pura e semplice
irresponsabilità – è considerato banale, agitato da specialisti in cerca di
popolarità personale, incapace di procurare qualcosa più di qualche voto, qualche
articolo di giornale, qualche copia di libro venduta, qualche documentario
enfatico. Invece, è “politicamente scorretto”, e quindi divertente, negare il
riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci eterni, i cambiamenti
climatici. Fa più caldo, c’è più sole, cosa avete da protestare?
È certo starno che
una singola teenager abbia mobilitato, si può dire, il mondo attorno a un
problema così vasto, e tanto risaputo quanto negletto. In realtà si tratta di
un fenomeno tipico della comunicazione temporanea e possiamo definirlo come la prevalenza
del messaggero sul messaggio. Ancor prima delle parole della studentessa, il
suo volto determinato e il suo “essere là” hanno catalizzato l’attenzione. Nel tempo
ha incuriosito, stupito, convinto e infine diviso. Oggi c’è chi l’ha candidata
al Nobel per la Pace e chi la trova
funzionale a una retorica ipocrita, arrivando anche ad insultarla. Greta
Thunberg ha insomma fatto centro. (…)
Ad avere un corpo,
e a usarlo per attrarre consensi irriflessi, non solo capi e capitani. Senza un
corpo, senza cioè incarnarsi in una figura di umanità credibile, nessuna idea
riesce a diffondersi. È così che la battuta scettica “qtesto lo dici tu” da
denuncia di dubbio diventa annuncio di interesse. Succede quando il “tu” ha la
forza di una presenza, come oggi è il caso di Greta Thunberg. Può sembrare una
sconfitta della Ragione, sul piano astratto; ma irrazionale sarebbe invece
rifiutarsi ancora di ammetterlo.
Stefano
Bartezzaghi, La Repubblica (16/3/2019)
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