Sound cupo. Atmosfere tese. Accordi che procedono fra tonalità differenti. Riff di grande impatto. Voci raddoppiate.
In "Rainier Fog", ultimo lavoro degli Alice in Chains, si trovano tutti gli ingredienti che, negli anni '90, hanno eletto il gruppo grunge fra le realtà musicali più originali del panorama rock mondiale.
Oggi come allora, la loro anima è permeata da una giusta dose di heavy metal associata a una decisa cupezza psichedelica.
Nel frattempo un arco di tempo lungo quasi dieci anni che sovrabbonda di crudezza e dolore. Nel 2002 la morte per overdose di Laney Staley, storica voce e frontman del gruppo. Dieci anni prima l'uscita dal gruppo del bassista Mike Starr, anche egli dipendente dalla droga. Una sofferenza che è stata sempre tradotta in musica dagli Alice in Chains, con testi acidi e malinconici ma dal grande effetto magnetico.
Nel 2005 la tosta decisione di Jerry Cantrell, chitarrista fondatore, di provare una riunion attraverso il coinvolgimento del cantante e chitarrista William Duvall. Da allora la pubblicazione di tre album, ultimo dei quali Rainier Fog, le cui canzoni probabilmente non hanno la drammaticità e l'intensità nichilista dei brani targati anni '90, ma riescono lo stesso a travolgere positivamente l'ascoltatore con ritmi possenti e testi intensi che ben evocano l'epoca grunge di Staley.
Il loro ultimo album è caparbio, in grado di attivare un metal moderno (ben evidente in brani come "So Far Under" o come "Red Giant"), un ritmo angosciante e martellante come accade in "The One You Know" oppure un'atmosfera rassicurante nelle ballate semi-acustiche ("Fly" e "Maibe").
Rabbia, depressione e un energia graffiante che rileva l'atrocità del mal di vivere ma che, a volte, prova ad azzardare un attimo (fuggente?) di umana speranza, esplicita nella trascinante "Never Fade":
"Non sei mai distante
ti vedrò sempre
e quando diventa tutto buio,
illuminerai il mio cammino".
In "Rainier Fog", ultimo lavoro degli Alice in Chains, si trovano tutti gli ingredienti che, negli anni '90, hanno eletto il gruppo grunge fra le realtà musicali più originali del panorama rock mondiale.
Oggi come allora, la loro anima è permeata da una giusta dose di heavy metal associata a una decisa cupezza psichedelica.
Nel frattempo un arco di tempo lungo quasi dieci anni che sovrabbonda di crudezza e dolore. Nel 2002 la morte per overdose di Laney Staley, storica voce e frontman del gruppo. Dieci anni prima l'uscita dal gruppo del bassista Mike Starr, anche egli dipendente dalla droga. Una sofferenza che è stata sempre tradotta in musica dagli Alice in Chains, con testi acidi e malinconici ma dal grande effetto magnetico.
Nel 2005 la tosta decisione di Jerry Cantrell, chitarrista fondatore, di provare una riunion attraverso il coinvolgimento del cantante e chitarrista William Duvall. Da allora la pubblicazione di tre album, ultimo dei quali Rainier Fog, le cui canzoni probabilmente non hanno la drammaticità e l'intensità nichilista dei brani targati anni '90, ma riescono lo stesso a travolgere positivamente l'ascoltatore con ritmi possenti e testi intensi che ben evocano l'epoca grunge di Staley.
Il loro ultimo album è caparbio, in grado di attivare un metal moderno (ben evidente in brani come "So Far Under" o come "Red Giant"), un ritmo angosciante e martellante come accade in "The One You Know" oppure un'atmosfera rassicurante nelle ballate semi-acustiche ("Fly" e "Maibe").
Rabbia, depressione e un energia graffiante che rileva l'atrocità del mal di vivere ma che, a volte, prova ad azzardare un attimo (fuggente?) di umana speranza, esplicita nella trascinante "Never Fade":
"Non sei mai distante
ti vedrò sempre
e quando diventa tutto buio,
illuminerai il mio cammino".
Canzone del giorno: Never Fade (2018) - Alice In Chains
Clicca e ascolta: Never....