In una tragedia come quella di Desirée Mariottini,
stuprata e uccisa da un gruppo di uomini simili a belve in uno stabile
abbandonato di San Lorenzo, nella capitale italiana, sono almeno tre le
sconfitte da registrare, ognuna delle quali apre una sanguinosa ferita sociale:
la crisi familiare che sta all’origine dell’inquietudine di questa ragazza con
un padre di cui non portava il cognome e una madre di soli quindici anni più
grande di lei; il fallimento delle agenzie educative che avrebbero dovuto
proteggere l’adolescente evitando che da Cisterna di Latina prendesse l’autobus
e se ne andasse a Roma di sera a cercare la droga; la disgregazione del tessuto
istituzionale del nostro Paese, incapace di governare certi spazi urbani
lasciandoli al degrado e al disordine, ricettacolo di violenze, brutalità e
malaffare. Ma dietro queste cause immediate, legate a disfunzioni anche
amministrative, ce n’è un’altra più profonda che chiama in causa noi stessi: la
progressiva scomparsa di adulti credibili coi quali i ragazzi dovrebbero
misurarsi; la mancanza di gerarchie di valori in grado di orientare il cammino
dei più giovani; la deflagrazione del desiderio che sembra non avere nessun
ostacolo; una malintesa concezione della libertà quale superamento di ogni
limite; l’idea errata che la conoscenza del mondo non debba passare attraverso
l’elaborazione di un’esperienza autentica della realtà; la fungibilità delle
relazioni sociali, troppo spesso legate a criteri di mera convenienza
economica; la fine della vera sapienza e il trionfo della semplice (e spesso
parziale) informazione; lo sfacelo del linguaggio politico che passa senza
soluzione di continuità dalla bieca speculazione elettorale al vaniloquio
gergale privo di riscontri effettivi. (…) Fra i giovani sbandati e i bravi
ragazzi, così come fra i mostri e le persone ordinarie, qualsiasi sia il colore
della loro pelle, la differenza è sempre piuttosto sottile: basterebbe un
niente per passare da una schiera all’altra e sprofondare nell’abisso. Anche
coloro che sembrano stare al sicuro, con i genitori a posto e le frequentazioni
giuste, rischiano tantissimo. Non dobbiamo perdere la fiducia. Per fortuna
esistono ancora famiglie che tengono duro. E anche i don Orione continuano a
operare e spesso ottengono grandi vittorie senza titoli sui giornali. Fare
l’educatore oggi è più difficile che in passato. Ti sembra di essere da solo a
remare controcorrente. Ma è questa la ragione per cui non devi mollare.
Eraldo Affinati, Avvenire (26/10/2018)
Eraldo Affinati, Avvenire (26/10/2018)
Canzone del giorno: Open Wounds (2003) - Skillet
Clicca e ascolta: Open....