Finalmente qualcuno di buona (e determinante) volontà è riuscito, alla fine, a non far più squillare o a rendere inattivi i telefonini in classe. Un liceo soltanto in tutta la penisola ma meglio che niente. Quasi sicuramente non è il solo ma i giornali ci comunicano che al paritario di San Benedetto di Piacenza gli insegnanti e i genitori indigeni si sono confrontati, hanno discusso fra di loro e messo in atto un piccolo capolavoro di civiltà: basta smartphone sui banchi durante le lezioni. Un po' di buon senso ogni tanto non fa male.
Commenta Beppe Persichella, sul Corriere della Sera: "Niente più foto e video che dopo poche ore magari finiscono online. Nell’istituto sono convinti che così facendo gli studenti potranno essere più attenti, «meno dipendenti dalla tecnologia», «meno coinvolti in atti di cyberbullismo» e «meno distratti».
Artefice di tutto è il preside Fabrizio Bertamoni che si è messo alla ricerca fino a quando ha trovato la soluzione a un pensiero su cui si arrovellava da tempo: «Quello per cui “le cose che desideri possedere alla fine ti possiedono”. È ciò che sta accadendo con gli smartphone», sostiene. Da ora in poi spera che non sarà più così per i suoi studenti, almeno per metà della giornata".
Un progetto semplice che ha messo d'accordo (finalmente) famiglie e professori nella gestione di un mezzo che, come ci ricorda il preside Bertamoni, pur essendo di grande utilità, è sempre più una "fonte di distrazione, di comportamenti asociali e di conflitto sia a scuola che a casa".
La scuola ha adottato tutto un sistema di consegna, custodie e schermatura dei cellulari che rende il meccanismo un po' più indolore per gli alunni che li consegnano all'inizio della lezione. Ma questo è un piccolo particolare che rende ancora più efficace l'iniziativa, ben accolta dai genitori piacentini e che si spera sia "copiata" da tanti altri Istituti scolastici.
Commenta Beppe Persichella, sul Corriere della Sera: "Niente più foto e video che dopo poche ore magari finiscono online. Nell’istituto sono convinti che così facendo gli studenti potranno essere più attenti, «meno dipendenti dalla tecnologia», «meno coinvolti in atti di cyberbullismo» e «meno distratti».
Artefice di tutto è il preside Fabrizio Bertamoni che si è messo alla ricerca fino a quando ha trovato la soluzione a un pensiero su cui si arrovellava da tempo: «Quello per cui “le cose che desideri possedere alla fine ti possiedono”. È ciò che sta accadendo con gli smartphone», sostiene. Da ora in poi spera che non sarà più così per i suoi studenti, almeno per metà della giornata".
Un progetto semplice che ha messo d'accordo (finalmente) famiglie e professori nella gestione di un mezzo che, come ci ricorda il preside Bertamoni, pur essendo di grande utilità, è sempre più una "fonte di distrazione, di comportamenti asociali e di conflitto sia a scuola che a casa".
La scuola ha adottato tutto un sistema di consegna, custodie e schermatura dei cellulari che rende il meccanismo un po' più indolore per gli alunni che li consegnano all'inizio della lezione. Ma questo è un piccolo particolare che rende ancora più efficace l'iniziativa, ben accolta dai genitori piacentini e che si spera sia "copiata" da tanti altri Istituti scolastici.
Canzone del giorno: Stop Drinking (2000) - Van Morrison
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