...le parole maggioranza e governo sembrano un miraggio in questa convulsa fase post-elettorale. Nessuno sembra in grado di raggiungere il magico numero che porta alla fiducia parlamentare di un nuovo governo, tutti hanno voglia di potere e di comando, ma in pochi desiderano davvero governare.
Per molti anni la maggioranza parlamentare è stata lo specchio di una maggioranza nel Paese, di un blocco sociale di riferimento. Un reticolo di associazioni, categorie, mondi di rappresentanza di valori e di interessi, lobby che come per incanto, come per effetto di una mano invisibile simile a quella del mercato di Adam Smith, tutte insieme componevano la Maggioranza. A tutto questo si riferiva l’espressione maggioranza silenziosa, evocata dal presidente Usa Richard Nixon negli anni Settanta: quel centro della società che è stabile e governativo per sua natura, gli elettori moderati che non si iscrivono a partiti, che non militano e che non si mobilitano, che restano a casa quando le piazze si riempiono, ma che fanno la differenza alle urne. La maggioranza silenziosa cui si è appellato Renzi per ben due volte, in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e del voto politico del 4 marzo, uscendone drammaticamente sconfitto.
La novità di questi anni è infatti che non solo in Italia ma in tutta Europa la maggioranza silenziosa non esiste più. O meglio, si rivolge verso i valori opposti da quelli frequentati in passato: la rivolta al posto della moderazione, l’instabilità in luogo della stabilità, l’opposizione invece del governo. Si è visto in Inghilterra con la Brexit e in Usa con la vittoria di Donald Trump: anche se poi i risultati delle urne, con queste motivazioni, consegnano al sistema più problemi che soluzioni.
A venire meno, in questa condizione inedita, sono tutti i canali di collegamento tra politica e società, i mediatori sociali, i corpi intermedi, come si sarebbe detto un tempo. Se non c’è più la Maggioranza, sono loro i primi a essere scossi, scissi, colpiti al cuore nella loro funzione di rappresentanza: i sindacati, le cooperative, le associazioni di categoria di lavoratori e di imprenditori, e di commercianti, coltivatori diretti, pensionati, studenti.
Matteo Damilano, L'Espresso (18/3/2018)
Per molti anni la maggioranza parlamentare è stata lo specchio di una maggioranza nel Paese, di un blocco sociale di riferimento. Un reticolo di associazioni, categorie, mondi di rappresentanza di valori e di interessi, lobby che come per incanto, come per effetto di una mano invisibile simile a quella del mercato di Adam Smith, tutte insieme componevano la Maggioranza. A tutto questo si riferiva l’espressione maggioranza silenziosa, evocata dal presidente Usa Richard Nixon negli anni Settanta: quel centro della società che è stabile e governativo per sua natura, gli elettori moderati che non si iscrivono a partiti, che non militano e che non si mobilitano, che restano a casa quando le piazze si riempiono, ma che fanno la differenza alle urne. La maggioranza silenziosa cui si è appellato Renzi per ben due volte, in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e del voto politico del 4 marzo, uscendone drammaticamente sconfitto.
La novità di questi anni è infatti che non solo in Italia ma in tutta Europa la maggioranza silenziosa non esiste più. O meglio, si rivolge verso i valori opposti da quelli frequentati in passato: la rivolta al posto della moderazione, l’instabilità in luogo della stabilità, l’opposizione invece del governo. Si è visto in Inghilterra con la Brexit e in Usa con la vittoria di Donald Trump: anche se poi i risultati delle urne, con queste motivazioni, consegnano al sistema più problemi che soluzioni.
A venire meno, in questa condizione inedita, sono tutti i canali di collegamento tra politica e società, i mediatori sociali, i corpi intermedi, come si sarebbe detto un tempo. Se non c’è più la Maggioranza, sono loro i primi a essere scossi, scissi, colpiti al cuore nella loro funzione di rappresentanza: i sindacati, le cooperative, le associazioni di categoria di lavoratori e di imprenditori, e di commercianti, coltivatori diretti, pensionati, studenti.
Matteo Damilano, L'Espresso (18/3/2018)
Canzone del giorno: Don't You Feel Small (1970) - The Moody Blues
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