Il ventunesimo secolo è diventato maggiorenne. Ha diciott'anni: come Daniele Vaccarino, studente liceale romano che, su Repubblica di ieri, non nascondeva di essere ancora indeciso se partecipare o meno - sfiduciato com'è - a quello che sarà il suo primo appuntamento elettorale. Ha diott'anni: come Ryom Tae-ok, pattinatrice nordcoreana, potenzialmente qualificata ai giochi olimpici in Sud Corea - se solo il suo paese si decidesse a iscriverla. Ha diciott'anni: come li aveva Alexandra Colopoyn, venezuelana al quinto mese di gravidanza: in fila per ore davanti a uno dei negozi di Stato a Caracas per ricevere un pacco di carne a prezzo scontato, è stata uccisa da un agente di polizia mentre montava la protesta. Ha diciott'anni: come molti dei manifestanti che a Teheran sfidano i mullah ultraconservatori. Ha diciott'anni come Anastazija Zajec, slovena, che collabora con l'Istituto di chimica del suo Paese a progetti di ricerca sulla riduzione dell'anidride carbonica, e considera il volontariato un esercizio di voto quotidiano.
Il nuovo secolo ha diciott'anni, come ciascuno di loro - tutti nella stessa avventurosa terra di confine fra i sogni dell'adolescenza e le scelte responsabili, fra la sfiducia verso gli adulti, la necessità di seguire strade diverse e la possibilità di un'alleanza. Tutti nello stesso immenso campo di gioco: dove lo slancio, la pura fame di vita, talvolta l'azzardo idealista potrebbero moltissimo, se il campo non franasse sotto il peso degli errori e dell'ottusità di chi è al mondo da più tempo. (...) Se avesse un carattere, una fisionomia, questo secolo diciottenne avrebbe i tratti di un adolescente frastornato. Ricco di opportunità, sulla carta, come forse nessuno prima; costretto da forze contrarie e minacciose a dilapidarne gran parte, senza nemmeno averle fra le mani. Così, avanza controvento il secolo giovane - sfiduciato, magari, ma non ancora arreso. Di certo non al cinismo di chi, prima di vederlo invecchiare, lo vorrebbe già sconfitto.
Paolo Di Paolo, la Repubblica (3/1/2108)
Il nuovo secolo ha diciott'anni, come ciascuno di loro - tutti nella stessa avventurosa terra di confine fra i sogni dell'adolescenza e le scelte responsabili, fra la sfiducia verso gli adulti, la necessità di seguire strade diverse e la possibilità di un'alleanza. Tutti nello stesso immenso campo di gioco: dove lo slancio, la pura fame di vita, talvolta l'azzardo idealista potrebbero moltissimo, se il campo non franasse sotto il peso degli errori e dell'ottusità di chi è al mondo da più tempo. (...) Se avesse un carattere, una fisionomia, questo secolo diciottenne avrebbe i tratti di un adolescente frastornato. Ricco di opportunità, sulla carta, come forse nessuno prima; costretto da forze contrarie e minacciose a dilapidarne gran parte, senza nemmeno averle fra le mani. Così, avanza controvento il secolo giovane - sfiduciato, magari, ma non ancora arreso. Di certo non al cinismo di chi, prima di vederlo invecchiare, lo vorrebbe già sconfitto.
Paolo Di Paolo, la Repubblica (3/1/2108)
Canzone del giorno: I'm Eighteen (1971) - Alice Cooper
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