Se 70 persone su 100 nel 2014 hanno dichiarato di non possedere nulla per accedere ai servizi agevolati, com’è possibile che nel 2015 sono scesi a 14? Si tratta dell’80% di nullatenenti in meno in un anno di piena crisi recessiva: un vero e proprio miracolo italiano. Venuto alla luce soltanto grazie ad uno strumento di rilevazione evidentemente sottovalutato dagli evasori seriali, ma che ora può costargli caro. D’altronde, chi l’avrebbe detto che una vecchia macchina fotografica come l’Isee, l’indicatore con cui si misurano le condizioni economiche delle famiglie ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali: mense, asili, scuole, università, ma anche sconti sulle bollette della luce e del gas, sarebbe ancora stata in grado di offrire un’immagine così nitida dell’Italia? (...)
Dati ancor più clamorosi se ci si focalizza l’attenzione al Sud. Allora, ci si trova di fronte ad una sorta di prima vera fotografia ufficiale, per di più realizzata con l’autoscatto, di una realtà sconosciuta al fisco italiano. Al secondo anno di Isee, infatti, chi dichiara un patrimonio nullo al Sud è sceso dal 90 al 20%. In tanti sono stati indotti a smettere di piangere miseria dall’attivazione degli incroci fra le banche dati al posto dell’autocertificazione. È così che i furboni sono venuti allo scoperto. Non solo quelli che hanno fatto le dichiarazioni ai fini Isee, in cui sono registrate più di 13 milioni di persone (il 18% nel Centro-Nord e il 28% nel Mezzogiorno), ma soprattutto chi dichiarava di non avere neanche un conto corrente per richiedere delle prestazioni sociali agevolate, ma poi per paura dei controlli improvvisamente non ha più avuto bisogno di aiuto. Un bacino su cui volendo l’Agenzia delle entrate adesso può lavorare.
Franco Adriano, Italia Oggi - 8/10/2016
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