Edizione del Corriere della Sera del 6 giugno 1946. Mario Borsa, allora direttore del quotidiano, commenta il risultato del referendum istituzionale che istituì la repubblica nel nostro paese.
Auspici, esigenze, contraddizioni, sforzi di riconciliazione di un intero popolo all'indomani della fine della guerra.
Dopo 85 anni di monarchia, nasce la Repubblica Italiana. Sono trascorsi 70 anni da quel 2 giugno quando, per la prima volta in Italia, tutti i cittadini maggiorenni ebbero la possibilità di esprimersi con un voto.
Scriveva Mario Borsa: "La Repubblica ha vinto. Ha vinto con una maggioranza non grande, ma appunto perché non grande essa sta a dimostrare la tenace resistenza contro cui il popolo ha dovuto a suo onore lottare, i forti pregiudizi contro cui ha dovuto combattere, le diffuse paure che ha dovuto vincere e la coalizione di malintesi interessi e di torbide nostalgiche fermentazioni che è stato costretto ad affrontare. Forse non è male che la vittoria sia stata così tenacemente contrastata. Se alla Repubblica si fosse addivenuti subito dopo la liberazione, si sarebbe potuto credere a un moto irriflessivo del momento eccitato e passionale. Così, invece, la tregua istituzionale, voluta dagli alleati, avendo permesso una lunga, aperta, meditata discussione durante la quale tutti i pro e i contro dell'arduo problema sono stati messi sotto gli occhi del popolo italiano, ha dato alla decisione di domenica una consapevolezza e una serietà che non possono fare a meno di avvalorarne l'alto significato.
L'ostacolo maggiore da superare era in noi stessi, nel nostro istintivo conservatorismo, nella titubanza ad alterare una struttura nella quale, per una illusione allettatrice, ma falsa e insidiosa, credevamo di vedere l'ordine, la stabilità, la quiete e l'unità. Il popolo italiano ha superato anche questo ostacolo, creato più che altro da fattori psicologici e alimentato, ad arte, da troppo evidenti manovre. Ha preso il coraggio a due mani ed è entrato nella nuova strada ben sapendo ciò che gli spetta.
Perché, diciamolo subito, un compito grave gli spetta: la Repubblica è stata voluta e affermata, ma ora bisogna farla questa Repubblica e, soprattutto, bisogna fare questi repubblicani. Il nostro compito, ricordiamocelo, non è finito, ma è appena cominciato domenica".