"Mentre, assorto nel silenzio della pesca subacquea e come isolato dal mondo, nuotavo in superficie, vedevo i fondali come forme in movimento, svarianti e complesse, fantastiche, ora chiare nella luce abbagliante delle trasparenze, ora scure nelle misteriose cupezze blueggianti, e sentivo quei fondali vicini, anzi intorno a me, avvolgenti e non controllabili, a volte minacciosi e sempre affascinanti. Io c' ero dentro, tutt' intero, come un pesce, non ero più distante come chi guarda dall' aereo. Avvertivo una stupefatta attrazione per le profondità e per quello che mi facevano immaginare, le alternanze di colori abissali che le rivelavano, per quegli sbalzi di chiari e scuri che negli oceani, più che nei nostri mari, sono spesso paurose voragini. A volte guardando avevo una specie di capogiro, che i subacquei chiamano «euforia degli abissi», e io sentivo un' emozione simile a quella che si prova davanti a un precipizio, un' emozione «sublime»".
Raffaele La Capria, Esercizi Superficiali - Nuotando in superficie (Ed. Mondadori 2010)
Canzone del giorno: Com'è profondo il mare (1977) - Lucio Dalla
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