"L'estate si caratterizza anche per il gran numero di concerti all'aperto. Questi eventi di massa, in via teorica musicale, sono popolati da una fauna variegata che ha una caratteristica in comune.
Della musica, in buona sostanza, non frega niente a nessuno. Si va ai concerti per moda, per noia, per aggregazione. Quasi mai per ascoltare - bene - quel che gli artisti sul palco hanno da dire. La fauna concertistica si divide in varie specie"...
Andrea Scanzi (Il Fatto quotidiano del 9 agosto) raggruppa in più aggregati i partecipanti ai concerti estivi e tende a sottolineare come, in moltissimi casi, ai giovani della musica (buona e tutta da gustare dal vivo) importa veramente poco. Il cervello di tanti si concentra su alcol, pomiciate, registrazioni impervie e urla a più non posso.
Il giornalista prende in sarcastica considerazione i "Telefonisti", i "Selfisti", i "Birrai".
Poi ci sono gli "Inconsolabili", ossia coloro che "hanno aspettato una vita per ascoltare quell'artista. Sconosciuti amando Blowin' in The Wind e Buonanotte Fiorellino. Poi, quando improvvisamente gli capita di incrociare dal vivo Dylan e De Gregori, le canzoni neanche le riconoscono. Per colpa un po' loro e molto di chi le canta. La vita, spesso è ingiusta".
Scanzi prende sotto esame anche i "Blateranti" (coloro che parlano di continuo, non del concerto ma del mondo), gli "Incontinenti" o gli "Urlanti".
Ma i più forti di tutti sono i "Cineasti" che "riprendono tutto il concerto con il telefonino e lo postano in diretta su Facebook, su Twitter, su Youtube. Nel frattempo il concerto è finito, ma loro non se ne sono mica accorti".