"Syriza ha
vinto promettendo la fine delle politiche di austerità in un Paese che ha un
debito pubblico di 330 miliardi di euro pari al 175% del Pil. Ma ora, dopo i
sogni, c’è il brusco risveglio e l’esecutivo a guida Syriza, insieme ai Greci
indipendenti, dovrà trovare una bella sommetta visto che i costi delle promesse
elettorali di Alexis Tsipras sono pari a 11,4 miliardi di euro. Senza contare
che, a fronte di casse disperatamente semivuote dell’Erario (i greci non stanno
più pagando le imposte sperando in un calo o in una forte riduzione delle
stesse), ci sono scadenze in arrivo di bond nei prossimi mesi per circa 10
miliardi di euro (di cui 3,5 miliardi a luglio e 3,7 miliardi ad agosto) che
fanno un totale di 21,4 miliardi da trovare entro luglio. (...) Oggi il debito
ellenico è in mano all’80% a soggetti pubblici (Paesi Ue, Fmi e Esm al 72%),
l’8% alla Bce. Quindi la partita a scacchi sulla eventuale ristrutturazione
coinvolge soprattutto governi e soggetti internazionali. Ma i soldi di cui si
tratta per un eventuale secondo haircut sono tutti dei contribuenti, non di
soggetti privati. Un elemento che rende ancora più complessa la partita
negoziale, soprattutto se, come quest’anno, in Europa sono previste, dopo
quella greca, altre sette consultazioni elettorali tra cui quelle britannica e
spagnola con il partito di Podemos in testa nei sondaggi".
Vittorio Da Rold (Il Sole 24 Ore - 27/12/2015)
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