Sul Corriere della Sera di ieri, Sergio Romano
evidenzia un dato che (ahinoi!) ben conosciamo: "Fra i dati sull'Italia,
elaborati periodicamente dall'Istat e da Eurostat, manca quello sulla fiducia.
Se esistesse, scopriremmo che i nostri partner, indipendentemente dalle
pubbliche dichiarazioni dei loro governi e dai comunicati ufficiali alla fine
di un incontro
bilaterale, non credono nel nostro Paese. Alcune ragioni sono
storiche: le guerre fatte a metà, i cambiamenti di campo, il continuo divario
fra il Nord e il Sud, gli impegni non rispettati, il familismo amorale, la
giungla burocratica, la democrazia clientelare, il peso della criminalità
organizzata sulla vita politica e sociale. Altre sono più recenti e più
importanti".
Non ci si fida di noi per ragioni ataviche e per come, di sovente, ci presentiamo agli occhi degli stranieri: "Ogni riforma, da quella del lavoro a quella della giustizia, trova sulla sua strada un partito della contro-riforma, composto da corporazioni che difendono i loro privilegi chiamandoli ampollosamente «diritti acquisiti». Le leggi, quando vengono approvate, sono redatte in modo da produrre risultati parziali e mediocri".Per attirare gli investimenti dall'estero è necessaria un’azione politica che determini, in maniera stabile, un sentimento di tranquillità, riconosciuto in lungo e in largo. Non trasmettere all'esterno sicurezza, non fa altro che danneggiarci. Fiducia é la parola d'ordine proprio perché, come ci ricorda l’editoriale di Romano: “non si cresce, nel mondo d'oggi, senza la fiducia dei mercati internazionali e i capitali degli investitori stranieri. E non si crea fiducia se il governo non riesce a sconfiggere con qualche cambiamento reale e immediatamente visibile, quei partiti della contro-riforma che sono da troppo tempo i veri padroni dell'Italia”.
Sergio Romano
Corriere della Sera del 14 sett. 2014
Non ci si fida di noi per ragioni ataviche e per come, di sovente, ci presentiamo agli occhi degli stranieri: "Ogni riforma, da quella del lavoro a quella della giustizia, trova sulla sua strada un partito della contro-riforma, composto da corporazioni che difendono i loro privilegi chiamandoli ampollosamente «diritti acquisiti». Le leggi, quando vengono approvate, sono redatte in modo da produrre risultati parziali e mediocri".Per attirare gli investimenti dall'estero è necessaria un’azione politica che determini, in maniera stabile, un sentimento di tranquillità, riconosciuto in lungo e in largo. Non trasmettere all'esterno sicurezza, non fa altro che danneggiarci. Fiducia é la parola d'ordine proprio perché, come ci ricorda l’editoriale di Romano: “non si cresce, nel mondo d'oggi, senza la fiducia dei mercati internazionali e i capitali degli investitori stranieri. E non si crea fiducia se il governo non riesce a sconfiggere con qualche cambiamento reale e immediatamente visibile, quei partiti della contro-riforma che sono da troppo tempo i veri padroni dell'Italia”.
Canzone del giorno: Mi fido di te (2005) - Jovanotti
Clicca e ascolta: Mi fido....Sergio Romano
Corriere della Sera del 14 sett. 2014
Fra i dati sull'Italia, elaborati periodicamente dall'Istat e da Eurostat, manca quello sulla fiducia. Se esistesse, scopriremmo che i nostri partner, indipendentemente dalle pubbliche dichiarazioni dei loro governi e dai comunicati ufficiali alla fine di un incontro bilaterale, non credono nel nostro Paese. Alcune ragioni sono storiche: le guerre fatte a metà, i cambiamenti di campo, il continuo divario fra il Nord e il Sud, gli impegni non rispettati, il familismo amorale, la giungla burocratica, la democrazia clientelare, il peso della criminalità organizzata sulla vita politica e sociale. Altre sono più recenti e più importanti. Come tutti i membri dell'Unione europea, l'Italia è passata attraverso le crisi della modernità, da quella sociale e generazionale del '68 a quella delle nuove tecnologie, dal ritorno ai mercati dopo il declino dello Stato assistenziale negli anni Ottanta alla crisi del credito nel primo decennio del nuovo secolo.
Gli italiani, a tutta prima, sembrano consapevoli della necessità di cambiare, ma il loro sistema politico, a differenza di quelli dei partner maggiori, ritarda i mutamenti o finisce per annegarli in un diluvio di norme insufficienti e contraddittorie. Le Commissioni bicamerali per una nuova Costituzione muoiono senza avere prodotto alcun risultato. Berlusconi fa promesse che non verranno mantenute. Ogni riforma, da quella del lavoro a quella della giustizia, trova sulla sua strada un partito della contro-riforma, composto da corporazioni che difendono i loro privilegi chiamandoli ampollosamente «diritti acquisiti». Le leggi, quando vengono approvate, sono redatte in modo da produrre risultati parziali e mediocri. Da Tangentopoli a oggi sono passati ventidue anni: una generazione perduta.Vi sono momenti in cui i nostri partner sarebbero felici di credere nell'Italia. Mario Monti è stato accolto entusiasticamente. Enrico Letta, agli inizi del suo governo, godeva di molte simpatie e di grande comprensione. Ma la rapidità con cui entrambi sono stati espulsi dal sistema politico trasforma il credito iniziale in nuovo pessimismo e in più radicale sfiducia. Matteo Renzi ha acceso qualche nuova speranza, ma il modo in cui saltella da un annuncio all'altro e sembra essere continuamente alla ricerca di un nuovo obiettivo, a maggiore portata di mano, comincia a creare diffidenza e scetticismo anche negli ambienti che lo avevano salutato come il Tony Blair italiano.
Niente è irreparabile. In un libro recente, apparso in Italia presso il Mulino e in Inghilterra presso la Oxford University Press, un economista, Gianni Toniolo, dimostra che l'Italia è quasi costantemente cresciuta dagli anni Novanta dell'Ottocento agli anni Novanta del Novecento. Ma non si cresce, nel mondo d'oggi, senza la fiducia dei mercati internazionali e i capitali degli investitori stranieri. E non si crea fiducia se il governo non riesce a sconfiggere con qualche cambiamento reale e immediatamente visibile, quei partiti della contro-riforma che sono da troppo tempo i veri padroni dell'Italia.