nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 17 luglio 2014

Bambini


Sulla spiaggia di Gaza i missili israeliani colpiscono a morte 4 bambini palestinesi.
Due settimane fa sono stati trovati morti i tre ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno scorso in Cisgiordania.
In Europa (e nel nostro paese in particolare) spesso ci si divide schierandosi o con una o con l'altra popolazione, quasi si trattasse di un gioco e gli eserciti in campo fossero delle pedine da Risiko.
È una nefasta guerra tra popoli che, a periodi alterni, stermina militari, uomini, donne e, sempre più spesso, anche ragazzi e bambini.
Ha tutto ciò un senso? È un orrore senza fine, come titola il Corriere della Sera un intervento in prima pagina dello scrittore Claudio Magris. Poche righe di grande impatto: "La morte orribile e straziante dei quattro bambini palestinesi intenti a giocare o ad aiutare i padri pescatori a gettare le reti - morte che si aggiunge a quella di tante altre vittime egualmente innocenti di una parte e dell’altra e alla quale seguiranno verosimilmente altre morti altrettanto strazianti ed orribili - non tollera alcuna effusione sentimentale, che dinanzi alla terribile realtà suonerebbe retorica anche se sentita profondamente.
È ovvio, e un dovere, dinanzi a questa realtà, gridare che la guerra deve finire. Ma la morte cesserà di essere la regina in quelle terre non certo soltanto se esprimiamo il nostro sdegno per un crimine o un altro, il nostro lutto per vite come queste e tante altre stroncate in una assoluta assurdità.
La morte di qualsiasi bambino - e certo non solo di un bambino ma di chiunque, a cominciare dai tre israeliani rapiti - sotto qualsiasi bomba è un momento in cui la vita, la Storia, il potere politico mostrano il loro volto più imbecille e sanguinoso. Ma tutto ciò potrà cessare, in quei Paesi, soltanto se i contendenti saranno capaci di risolvere realmente il loro conflitto, di rimuovere ed eliminare le cause oggettive che portano inevitabilmente all’orrore, oppure se, nel gioco della politica mondiale, si riuscirà ad imporre loro la pace, una pace reale.
Entrambe le ipotesi - le uniche suscettibili di porre fine alla barbarie - appaiono altamente improbabili ed è invece tragicamente probabile che ci attendano altre catastrofi umane".

Canzone del giorno:  Isn't  It a Pity (1970) - George Harrison
Clicca e ascolta: Isn't....