Per tanti anni un numero imprecisato di automezzi diretti
verso la Campania, ha svuotato vari tipi di sostanze nocive per le campagne,
avvelenando terreni e acque.
La stima di Legambiente è di 10 milioni di tonnellate di
rifiuti occultati nella Regione.
Se poi si visiona la mappa dell’ecomafia disegnata
dall’associazione, ci si rende conto che soltanto la Basilicata e la Valle
d’Aosta risultano immuni da questo criminale scarico di pattume che, invece,
coinvolge (chi più chi meno) tutte le altre regioni italiane.
Il pentito Carmine
Schiavone nel 1997 aveva raccontato ai componenti della “Commissione
parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite a esso
connesse”, come funzionava il sistema che consentiva guadagni milionari a discapito
di un avvelenamento del territorio. Il fatto che soltanto adesso le
dichiarazioni del camorrista siano state rese pubbliche è un particolare che
rende soltanto più drammatico un problema che era sotto gli occhi di tutti.
Le campagne di Caserta come una gigantesca pattumiera che
sprigiona un elevato rischio di cancro per la popolazione.
L’Espresso ha deciso di pubblicare i dati inediti di uno studio che è stato condotto,
poco tempo fa, dal comando Us Navy
(la marina militare degli Stati Uniti) di Napoli. Le indagini sono state
eseguite su un’area di oltre mille chilometri quadrati. Il rapporto americano è
costato (a quanto pare) ben 30 milioni di dollari ed è nato dalla necessità di
capire i pericoli del vivere in Campania per i militari americani e le loro
famiglie.
Il Sindaco di Napoli Luigi
De Magistris ha deciso di fare causa al giornale per la copertina shock con
la quale è presentata l’inchiesta dal titolo “Bevi Napoli e poi muori”. Non si può fare a meno, però, di non
seguire con attenzione quando hanno rilevato i ricercatori americani che,
secondo L’Espresso, «hanno individuato
luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati ovunque nelle due
province, persino nel centro di Napoli. Per questo scrivono che è impossibile
indicare zone sicure dove risiedere: i pericoli sono dappertutto, pure nella
fastosa villa di Posillipo dell’ammiraglio in capo. Sostengono che in tutta la
regione bisogna usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare, fare il
ghiaccio e anche lavarsi i denti. Nelle due province non si deve abitare al piano
terra, dove penetrano i veleni che evaporano dal terreno, e vanno evitate
cantine o garage sotterranei».
Per quanto concerne lo stato delle falde acquifere la
situazione è ancora più preoccupante:
«Il 92 per cento dei pozzi privati che
riforniscono le case costituiscono “un rischio inaccettabile per la salute”. Ma
ci sono minacce anche negli acquedotti cittadini: esce acqua pericolosa dal 57
per cento dei rubinetti esaminati nel centro di Napoli e dal 16 per cento a
Bagnoli. Come è possibile che pure la rete idrica pubblica sia inquinata? Gli
americani scoprono che l’acqua dei pozzi clandestini riesce a entrare nelle
condotte urbane, soprattutto in provincia. In oltre la metà dei pozzi, gli
esperti trovano una sostanza usata come solvente industriale - il Pce o
tetracloroetene - considerato a rischio cancro. La diossina invece è
concentrata nel territorio tra Casal di Principe e Villa Literno, ma pur
essendo alta non costituisce una minaccia.
Tra tanti dati inquietanti,
spunta un incubo che finora non si era mai materializzato: l’uranio. Gli esami
lo individuano in quantità alte ma sotto la soglia di pericolo nel 31 per cento
delle case servite da acquedotti: ben 131 su 458».
Canzone del giorno: Fall on Me (1986) - R.E.M.
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