"La verità è che gli spettatori dei talkshow
godono solo quando la gente litiga, e non importa tanto quel che dicono (che di
solito è già inteso come irrilevante) ma del modo in cui fanno la faccia
feroce, urlando «mi lasci finire, io non avevo interrotto lei» (e questa
reazione fa ovviamente parte del gioco dell’interruzione), o si insultano con
epiteti desueti come “vaiassa”, che da quel momento sono ripresi dall’ultima
edizione dei dizionari come dialettalismi laureati. Si assiste a un talkshow
come a una lotta di galli, o a una sessione di wrestling, dove non importa se i
contendenti facciano finta, così come non importa nelle comiche di Ridolini
che una torta in faccia sia finta, quel che conta è far finta di prenderla per
vera.
Tutto questo andrebbe benissimo se i talkshow fossero presentati come meri programmi di intrattenimento tipo “Il Grande Fratello”. Ma qualcuno ha definito la trasmissione “Porta a Porta” come la Terza Camera - o l’anticamera del tribunale. Quello che sarà discusso in parlamento, o il giudizio finale su chi abbia strangolato la tal fanciulla, è ormai anticipato dal talkshow a tal segno da rendere irrilevante, e in ogni caso predeterminata, la seduta parlamentare o la sentenza di Corte d’Assise.
Pertanto, se quel che conta non sono i contenuti bensì la forma dello scontro, è come se una lezione universitaria sulla “consecutio temporum” fosse anticipata e resa quindi inutile da un discorso in “grammelot” di Dario Fo o da una farneticazione di Troisi. E poi ci lamentiamo se la gente si disinteressi sempre più a quanto avviene a Montecitorio o a Palazzo Madama, o a quanto dirà la Cassazione sulle olgettine, e non vada a votare".
Tutto questo andrebbe benissimo se i talkshow fossero presentati come meri programmi di intrattenimento tipo “Il Grande Fratello”. Ma qualcuno ha definito la trasmissione “Porta a Porta” come la Terza Camera - o l’anticamera del tribunale. Quello che sarà discusso in parlamento, o il giudizio finale su chi abbia strangolato la tal fanciulla, è ormai anticipato dal talkshow a tal segno da rendere irrilevante, e in ogni caso predeterminata, la seduta parlamentare o la sentenza di Corte d’Assise.
Pertanto, se quel che conta non sono i contenuti bensì la forma dello scontro, è come se una lezione universitaria sulla “consecutio temporum” fosse anticipata e resa quindi inutile da un discorso in “grammelot” di Dario Fo o da una farneticazione di Troisi. E poi ci lamentiamo se la gente si disinteressi sempre più a quanto avviene a Montecitorio o a Palazzo Madama, o a quanto dirà la Cassazione sulle olgettine, e non vada a votare".
Umberto Eco, L'Espresso (giugno 2013)
Canzone del giorno: Per colpa di chi (1995) - Zucchero
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