Si continua a misurare il lavoro degli insegnanti in
termini di ore di presenza in classe.
Domenica scorsa, durante la trasmissione televisiva “Che
tempo che fa”, anche Mario Monti ha fatto riferimento al famigerato “orario di
cattedra” e ha puntato il dito contro il “conservatorismo” degli insegnanti: «abbiamo
trovato in alcune sfere del personale della scuola un grande spirito
conservatore, grande indisponibilità a fare, per esempio due ore in più
settimanali, il che avrebbe permesso di liberare risorse per fare più
seriamente politiche didattiche. Non cadiamo, quindi, nel mito bontà e durezza.
No, i corporativismi usano spesso i giovani per perpetuarsi, per non adeguarsi
ad un mondo più moderno».
Praticamente il professore bocconiano usa la
bacchetta sugli insegnanti della nostra scuola pubblica.
Qualche giorno fa sul Corriere della Sera, la scrittrice
Dacia Maraini citava una lettera della Cida (Associazione nazionale dirigenti e
altre professionalità della scuola) nella quale gli insegnanti collegavano la
possibilità di un aumento delle ore scolastiche soltanto se accompagnato da un
progetto di riqualificazione dell’insegnamento nel suo insieme in modo da
rendere più efficiente e qualificata la professione.
Senza un’adeguata riforma della scuola siamo veramente
convinti che, per tendere alla montiana “modernità”, sia necessario un aumento
di ore, per di più senza aumento di stipendio? Siamo certi che basti questo per
“liberare risorse” per rinnovare la scuola?
Probabilmente bisognerebbe mettere da parte (e
contrastare) l’idea che l’insegnamento sia un lavoro minore e concentrarsi su
cosa occorra veramente per rendere la scuola più qualificata e orientata a
contrastare ogni forma di conformismo.
La scuola deve porre al centro lo studente non
dimenticando però che non si può avere un apprendimento serio senza un’adeguata
riforma della funzione dell’insegnante che tenga anche conto del suo importante
ruolo sociale.
Canzone del giorno: Teacher Teacher (1958) - Johnny Mathis
Clicca e ascolta: Teacher....