È tempo di test.
Per essere ammessi agli studi universitari non basta più, da
qualche anno a questa parte, avere un diploma in tasca.
Per cercare d’intraprendere la professione di architetto, di
medico o di veterinario (ecc. ecc.), è necessario, nel nostro paese, la "trappola" dei test d’ingresso.
Sì, è facile sostenere che non si può fare a meno delle
facoltà a numero chiuso, pena aule affollatissime e studenti non seguiti per
bene nel loro percorso universitario.
Come dire: su larga scala la selezione attraverso i test
rappresenta il male minore e pazienza se non sempre queste famigerate prove
riescono a conciliarsi con il diritto allo studio garantito dalla Carta Costituzionale e dalle
direttive comunitarie.
Certamente si può sostenere (senza tante ombre di smentita!)
che non sempre esiste una netta correlazione fra l’abilità nei test e la
propensione allo studio e alla ricerca.
Ma questo è un altro discorso! Meglio soprassedere ed andare
avanti. D’altronde il rito delle prove d’ingresso non ha generato, in questi
anni, particolari contestazioni studentesche e non si rilevano molte inchieste
giornalistiche sull’argomento, quanto meno per capire chi veramente trae utili
da un meccanismo spesso perverso che coinvolge facoltà universitarie, editori
specializzati e promotori dei corsi di preparazione.
Decine di milioni di euro che dalle tasche delle famiglie
italiane si trasferiscono verso altri lidi e per di più senza la garanzia di
vedere il proprio figlio iscritto fra le matricole universitarie.
Prospettive di lavoro infrante per quasi tutti i
partecipanti, tenuto conto che c’è spazio per l’ammissione soltanto per uno studente
su dieci.
Con l’aggravante (beffa? truffa?), inoltre, di aver visto i
propri genitori "bruciare" 3 mila o 4 mila euro, che sono stati destinati a
coloro che gestiscono la preparazione pre-esame.
Cifre da capogiro, soprattutto in tempi di crisi!
A questo punto saremmo grati nei confronti di chi riesca a
spiegarci meglio i reali benefici (quanto meno in termini di sviluppo e di
mercato del lavoro) per il nostro paese.
E dato che ci siamo sarebbe interessante capire, regione per
regione, chi veramente incassa i bei soldini delle famiglie.
Lo Stato ha deciso di proibire l’accesso a tutti e, quindi,
qualche chiarimento in più si rende necessario per i tanti esclusi, tenuto
conto che nel nostro paese alcune ore di test hanno maggiore valore di cinque
anni di studio per il conseguimento della maturità scolastica.
Canzone del giorno: Unnatural Selection (2009) - Muse
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