Non basta un “poco di zucchero”
per ingoiare facilmente la pillola della manovra-Monti. Case tassate, carburante alle
stelle, in pensione con la dentiera
obbligatoria…
Per mandare giù il pasticcone
dei provvedimenti anti-rischio default, i cittadini necessiterebbero di una
dose di zucchero massiccia, ma beccarsi anche uno choc diabetico sarebbe
veramente troppo, per di più con il Natale alle porte.
E allora, pazientemente, tiriamo
un gran respiro e, per il momento, leggiamo i primi commenti sulla manovra
apparsi sui giornali.
Su Repubblica, l’economista
Alberto Bisin, docente dell’Università di New York, così riassume il “parto”
governativo: “La manovra Monti si snoda su due linee principali: un riordino
della previdenza che struttura e anticipa il passaggio al sistema contributivo
e un aumento delle entrate fiscali ottenuto in larga parte per mezzo di una
patrimoniale sugli immobili. La ristrutturazione della previdenza procede nel
solco di interventi già definiti negli anni precedenti ed è assolutamente
opportuna, direi addirittura necessaria. I suoi effetti sul bilancio sono
importanti e si vedranno nel medio-lungo periodo (…). Dove la manovra
mostra i segni del vincolo politico e forse anche di una certa mancanza di
prospettiva è nella mancanza di interventi sulla spesa pubblica. Come molti
osservatori hanno già notato, a parte la ristrutturazione della previdenza, il
contenuto della manovra è infatti composto quasi esclusivamente da un
inasprimento del carico fiscale del Paese”.
Il ritorno della
tassa sulle case è così sarcasticamente commentata da Marcello Veneziani su Il
Giornale: “Evviva, è tornata la democrazia, finalmente potremo goderci
direttamente a casa nostra l'Ici, che crescendo, da sposata, si chiama Imu.
Colpire insieme case e pensioni, noi popolo di casalinghi proprietari e
pensionati, significa colpire la stragrande maggioranza degli italiani negli
affetti più intimi. Il peccato
sulla casa non fu perdonato a Scaiola e Fini, alla famiglia Moratti e a
Tremonti. Con la Casa delle Libertà e l'anti-Ici vinse Berlusconi. La casa
resta il bene assoluto per gli italiani, non negoziabile. Riescono a perdonare
la corruzione ma sulla casa no, è un affronto personale”.
L’economista
Luigi Zingales parla, su Il Sole 24 Ore, di necessità di una svolta culturale: "Dopo le prime tre settimane è venuto il momento di tirare i
primi (provvisori) bilanci sul Governo Monti. Nei rapporti con i nostri partner
europei, Monti ha conseguito un istantaneo successo. La sua esperienza e
competenza lo collocano una spanna sopra Sarkozy e la Merkel. Il suo programma
di austerità, pur con luci ed ombre, è coraggioso. Rappresenta il massimo di
rigore fiscale che il nostro Paese può sostenere (e forse anche di più). Il vero tallone,
d`Achille riguarda quello che io considero l`obiettivo principale: una riforma
culturale. Può sembrare strano che un economista anteponga la riforma culturale
a quella fiscale. Ma proprio perché economista mi rendo conto che il rigore
fiscale è condizione necessaria ma non sufficiente per salvare l`Italia. Il
vero problema dell`Italia è la mancanza di crescita e alla base di questa
mancata crescita ci sono due cause: la peggiocrazia e la conseguente mancanza
di fiducia che questa genera. La peggiocrazia non è solo mancanza di merito
nelle nomine, ma anche mancanza di rigore logico e morale nelle scelte. I
balzelli casuali (vedi tassa sui depositi del Governo Amato) o i condoni
periodici alla Tremonti distruggono il rapporto fiduciario tra Governo e
cittadini. La
sola parvenza del conflitto di interessi mette indubbio la legittimità delle
scelte. Affinché
noi italiani cominciamo a sentirci cittadini e non sudditi, le scelte del
Governo devono essere giustificate, devono seguire un rigore logico e morale.
Il seguirlo crea fiducia, aumenta il consenso, riduce l`incertezza, e aumenta
il desiderio di investire in questo Paese”.
L’editoriale
di Paolo Pombeni su Il Messaggero si schiera dalla parte delle classi medie “Se
un uomo abituato a misurare le parole come il presidente Napolitano parla della
manovra come di interventi per evitare una catastrofe. c`è da credergli. Del
resto, come egli stesso ha ricordato, se ]a medicina è particolarmente amara,
dipende dal fatto che si è tardato troppo ad intervenire sulle patologie del
nostro sistema economico: per dirlo con franchezza, non si tratta di ritardi di
mesi, neppure di anni, ma purtroppo di decenni, in cui non si è ragionato sul
fatto che il rigore in economia non è un optional e che assecondando un certo
andazzo della spesa pubblica prima o poi i nodi sarebbero arrivati al pettine. Che
questa medicina; però, va presa senza esitazione è altrettanto evidente.
Anzitutto perché è,l`unica terapia che il. Paese ha per dare una risposta non
mediata e convincente ai mercati e all`Europa, nella quale l`Italia ha il
dovere-diritto di restare con la dignità che merita una potenza industriale. Detto
questo, non si può tacere il fatto che purtroppo la manovra mette il peso degli
interventi quasi solo sulle spalle dei soliti noti e che essa fa ben poco per
promuovere lo sviluppo. Siamo consapevoli che di fronte alla minaccia di
«catastrofe» si finisce inevitabilmente per scegliere la via dell`efficacia a
qualunque costo, soprattutto quando si deve agire in extremis. Tuttavia questo
non può nascondere il fatto che lo sconquasso del nostro sistema finisce per
essere pagato proprio da quelli che meno o per nulla hanno contribuito a
crearlo: i lavoratori dipendenti e le classi medie, su cui gravano a vario
titolo incrementi di imposte dirette e indirette”.
Su
Repubblica di ieri, Curzio Maltese si dichiara convinto che sulla manovra
approvata “lo
stesso premier Mario Monti avrebbe avuto difficoltà a difenderla dalle critiche
del Monti Mario opinionista del Corriere della Sera, che negli ultimi anni
aveva così ben spiegato ai governi come i tagli alla spesa fossero da
privilegiare rispetto a nuove imposte”.
In
sostanza luci ma anche molte ombre su una manovra che riguarda tutti quanti,
muterà i nostri futuri comportamenti e trasformerà il nostro paese.