Una “nostra dote nuziale immeritata”, oggi sfregiata. “Bellezza non è
decorazione, arredo, superficie: è sostanza di vita, di natura”.
Erri De Luca interviene sul Corriere della Sera per esprimere
il suo turbamento riguardo il progressivo deterioramento del patrimonio
artistico e naturalistico del nostro paese.
Una ricchezza inestimabile, in parte lasciata marcire
dalla trascuratezza e da scelte ignobili.
“Hanno piantato ciminiere sulle coste più belle
del Sud. Non hanno promosso il progresso, hanno sfregiato la bellezza, nostra
dote nuziale immeritata. Hanno asservito il Sud con lavorazioni tossiche, di
trasformazione. Così le siderurgie di Bagnoli e Taranto, le raffinerie, i
petrolchimici di Manfredonia, Gela, Ottana, che scaricavano in mare i loro
scoli, facendo il deserto in terra e sotto l' acqua. Eravamo il Sud, lavanderia
delle lavorazioni infette. L' unità d' Italia è passata coi cingoli sulle reti da
pesca e sul bucato steso ad asciugare. Ancora oggi si stenta a riconoscere che
la sola possibile merce che abbiamo da offrire sul mercato del mondo è l'
unicità della bellezza di entroterra e coste, insieme ai resti di civiltà che
ci hanno preceduto (…). L' unico prodotto interno lordo da conteggiare a fine di ogni
anno è quello della bellezza sprecata, offesa, cancellata. L' economia assegna
un valore monetario alle cose, ma esistono beni inestimabili, sfuggenti al
calcolo contabile e proprio per questo sono pura gioielleria. L' Italia è un
forziere a cielo aperto che dovrebbe procurare diritto di fierezza, non di
mortificazione”.