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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 13 aprile 2025

Poesia

Si vede poco in giro, la poesia. Non frequenta le vetrine delle librerie, semmai si nasconde sui ripiani più remoti. Stenta a farsi pubblicare, e quando ci riesce lo fa con grande fatica e, in ogni caso, è come se non esistesse. Non si vende quasi, per il marketing è un vero disastro. Pochi la leggono. E non si sa nemmeno bene cosa sia: un giorno, anni fa, un mio amico giornalista e scrittore, sapendo che stavo per pubblicare una mia raccolta di poesie, mi chiese: E di cosa parla? Non lo so, dissi. Potevo rispondere di niente, o di tutto. Indefinibile, nonostante le mille meravigliose definizioni che nei secoli i grandi poeti hanno trovato. Imprendibile, la poesia. […] Non c'è posto, in poesia, per la mediocrità. Oppure forse sì, pochi leggono poesia. Ma solo perché non hanno l'abitudine a farlo. Ricordate la volpe che dice al piccolo Principe che non può giocare con lui perché non è "addomesticata"? E gli insegna come si fa: ci vuole pazienza, bisogna che lui vada da lei ogni giorno, possibilmente alla stessa ora. Così lei lo aspetterà. Sentirà il bisogno di rivederlo, e in quell'attesa, in quel desiderio, sarà già felice. «Ci vogliono i riti», gli dice. Cioè, un'abitudine. Ecco, siamo disabituati a leggere poesie. Anzi, meglio: in-abituati. Se nessuno ci insegna a nuotare, difficile poi che noi ci buttiamo in mari aperti. Possiamo essere attratti da quei mari, ma tenderemo a non entrarci, a non considerare il nuoto una possibile esperienza quotidiana, e vitale. Nessuno ci ha mai "addomesticati" alla lettura della poesia, nessuno ci ha guidati, facendoci entrare nei suoi meccanismi. […] «Le mie poesie non cambieranno il mondo». Così scriveva, ironicamente, Patrizia Cavalli. E forse il mondo non ha bisogno dei poeti. Ma la poesia esiste, e i poeti continuano a scrivere. Ognuno faccia come crede: legga, non legga... Ma la poesia è come il mare. Il mare esiste e continua a fare le onde. Moto incessante, lo chiamiamo. Ogni volta che scriviamo una poesia abitiamo un altro mondo; quindi, implicitamente, prendiamo le distanze da questo. Affermiamo che esiste un'altra vita, un'altra possibilità di essere. Pensiamo a Majakovskij, Cvetaeva, Pasolini... La poesia ha combattuto guerre, ha contrastato dittature e totalitarismi, ha sopportato l'esilio, e qualche volta ha scelto la morte. Ma non si è mai piegata, nemmeno ai luoghi comuni e alla retorica (che oggi più che mai ci invade). A pensarci bene, è l'unica "arma" che abbiamo, in questi tempi confusi e inutilmente complicati. Per esempio oggi, rileggere Ungaretti, giovane poeta soldato. Anche solo pochi versi: «Di che reggimento siete/ fratelli?/ Parola tremante/ nella notte». Di una semplicità disarmante.

Paola Mastrocola, La Stampa (21/3/2025)

Canzone del giorno: Poesia (1973) - Riccardo Cocciante
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