Borgo Egnazia. Se, tra fascismi risorti e guerra atomica imminente, non ci fosse da disperare, ci sarebbe da ridere. Dopo tutta la retorica sulla patria, la nazione, l’identità, la ‘cultura nostra’, l’autarchia e le radici, Giorgia Meloni convoca i sedicenti Grandi della Terra in un non-luogo, simbolo della mercificazione e della disneyficazione dell’Italia. Non in una città, in un paese, in qualcosa di vivo e di vero, ma in un santuario del turismo extralusso sorto dal nulla: disegnato, una manciata di anni fa, da uno scenografo. Una quinta di cartone, una finzione, un set: come la Venezia di Las Vegas. Non l’Italia, ma un prodotto commerciale per ricchi, ‘liberamente ispirato’ all’Italia: la quintessenza dell’Italia ‘open to meraviglia’. Desolato, il sindaco di Fasano ha scritto a Mattarella denunciando che sul francobollo commemorativo dell’evento non ci sia nessun cenno al comune in cui si svolge, ma solo “un nome che non trova corrispondenza in alcun Ente di cui si compone la Repubblica italiana”. Già, perché dire Borgo Egnazia è come dire Gardaland, o meglio come dire Four Seasons: è un marchio commerciale quello che entra nella toponomastica della Repubblica. Una colossale pubblicità di Stato all’impresa privata a cui Meloni è tanto affezionata: e dov’è “l’interesse esclusivo” della famosa Nazione, in questa catena di affetti privati che evidentemente nemmeno la disciplina e l’onore possono spezzare?
Tomaso Montanari, Il Fatto Quotidiano (17/6/2024)
Canzone del giorno: Mess Around (1990) - Robert Palmer
Clicca e ascolta: Mess Around....