Un altro ferragosto
Probabilmente era
proprio l’intento di Paolo Virzì.
Una volta deciso di
riproporre, al giorno d’oggi e sotto forma di sequel, vita e vicende dei
personaggi del suo “Ferie d’agosto”, film cult del 1996 premiato con il David
di Donatello, doveva fare una scelta di campo per rappresentare le
contraddizioni dei tempi attuali.
Oggi come quasi
trent’anni fa, i due gruppi di persone dalle chiare differenze culturali e
politiche, si ritrovano come vicini di casa a trascorre le loro vacanze estive
all’isola di Ventotene.
Attraverso le difficoltà
di una quasi obbligata convivenza, le situazioni che emergono e i comportamenti
dei vari personaggi diventano, nel corso dei vari momenti della narrazione, la
lente d’ingrandimento con la quale il regista indaga vizi (tanti) e virtù
(pochissime) di tanti italiani.
Pellicola amara
(forse fin troppo) che, grazie al nutrito cast di bravi attori e attrici
(divenuti in questi decenni meritatamente famosi), riesce a delineare evidenze
scomode, insoddisfazioni specifiche che, in una maniera o nell’altra,
coinvolgono noi tutti.
Attraverso i
contrasti fra i vari modi di pensare e di relazionarsi si possono raccontare i
cambiamenti del nostro paese? Si può tentare di capire cosa veramente ci divide?
Cosa ci unisce?
Paolo Virzì
naturalmente non riesce a dare una risposta ai tanti interrogativi connessi con
i rapporti relazionali della società contemporanea. Di sicuro sfoggia la realistica
e penosa tendenza a dividerci in assurde fazioni, l’opprimente condizione che
fa sì che i legami fra individui diventino sempre più privi di consistenza,
caratterizzati da conflitti e deliri di ogni genere.