Il 21 dicembre scorso il Parlamento italiano non ha ratificato la modifica del trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Due erano le principali modifiche introdotte: a) l’estensione della possibilità di interventi precauzionali, senza attendere una crisi conclamata; b) la possibilità di utilizzare fino a 68 miliardi del Mes come paracadute pubblico europeo per il Fondo di risoluzione che le banche hanno creato per difendersi dalle crisi. In un articolo pubblicato il 26 maggio scorso su questo giornale abbiamo passato in disamina, una per una, le argomentazioni allora avanzate dai fautori della non ratifica, mostrando la loro sostanziale inconsistenza. […] Si pensa davvero che una crisi eventuale delle banche tedesche non si ripercuoterebbe sul sistema finanziario italiano e sul nostro debito pubblico riattivando il circolo vizioso che abbiamo visto all’opera dieci anni fa? Ogni aiuto europeo a difesa della stabilità di un sistema bancario nazionale nell’eurozona è un aiuto alla stabilità delle nostre banche e del nostro debito pubblico. E, come sappiamo, quanto più questo aiuto è credibile, tanto minore è la probabilità che venga attivato. […] il Mes non mette a rischio i risparmi degli italiani, anzi li salvaguarda. Infatti, il Mes verrebbe usato nei momenti di crisi, quando i tassi di interesse richiesti per i nostri Btp sarebbero troppo alti per le nostre finanze pubbliche. Con il Mes che ci impresta fondi a tassi molto bassi, si eviterebbe una crisi del debito e i lavoratori e le imprese avrebbero il vantaggio di veder ridotta la spesa pubblica per gli interessi passivi e quindi la corrispettiva pressione fiscale. […] È auspicabile che il Parlamento italiano riconsideri la decisione di non ratificare il trattato del Mes, utilizzando ad esempio la proposta formulata dal Senatore Monti di un nuovo passaggio parlamentare prima di ogni eventuale ricorso al Mes. Al contrario, come ultima ratio, non è escluso il rischio che l’attuale riforma possa divenire vincolante solo per i 19 partner che l’hanno ratificata. Anche se remota, l’ipotesi di un’inedita “eurozona a due velocità” sarebbe una prospettiva catastrofica. In questa infausta evenienza, potrebbero venirci restituiti, in tutto o in parte, i 14,2 miliardi che l’Italia ha versato al Mes, che però non ci basterebbero per gestire da soli una crisi finanziaria causata non dalle banche, ma dalla sfiducia nelle nostre istituzioni. Questa vicenda rischia di rinfocolare una visione opportunistica dello stare in Europa: chiediamo solidarietà quando ci conviene, la neghiamo quando pensiamo (erroneamente, in questo caso) non ci convenga. Questo ci riporterebbe agli anni bui della crisi dell’euro quando dominava il principio di “far pulizia davanti a casa propria”. Ogni vantaggio delle scelte innovative compiute durante la crisi pandemica andrebbe disperso e l’Italia sarebbe il primo Paese a subirne le conseguenze.
Marco Buti e Giampaolo Vitali, Il Sole 24 Ore (4/1/2024)
Canzone del giorno: Walking On Broken Glass (1992) - Annie Lennox
Clicca e ascolta: Walking....