Ebbene c’è che io non so più prendere posizione, non so più
essere “di parte” e questo perché non so più qual è la mia parte. Destra o
sinistra? Sono divenute definizioni vuote. O forse lo sono divenute per me
perché più passa il tempo e più mi accorgo di non sapere nulla di nulla di
quello che noi tutti stiamo diventando in questo dannatissimo terzo millennio.
Sì o no il calo demografico è tale che fra trenta o quarant’anni l’Italia avrà
in Europa il rilievo più o meno del Lussemburgo? Sì o no lo sviluppo tecnologico
a base di intelligenza artificiale annienterà alla radice interi settori di
lavoro dipendente? Sì o no un paese deve comunque fornire un reddito di
sussistenza ai tanti che sono rimasti al gradino più basso della scala sociale
e reddituale? Sì o no noi che avevamo vent’anni nei Sessanta abbiamo inondato
le generazioni future di discorsi in cui erano infiniti e lampanti i diritti di
cui godere e invece era a dir poco opaca l’indicazione delle responsabilità del
vivere in comune, i limiti oltre i quali quei diritti non possono essere goduti
e questo in tutti i campi del vivere? Vi sto annoiando? Spero di no. Ecco
perché mi è difficile essere “di parte” nell’affrontare questo filo spinato di
questioni dolorose e intricatissime. E difatti quando comincio un articolo non
so come esattamente lo finirò. Non provo nessun gusto a prendere a sganassoni
qualcuno di cui non condivido l’attuale latitudine politica o quella che passa
per tale. Si tratti di Matteo Renzi, di Giorgia Meloni, di Elly Schlein, ma anche
di Ignazio La Russa, gli attori della nostra scena politica non li dipingo più
tutti quanti di un compatto color bianco o di un compatto color nero. Né li
maledico né li applaudo: mi interessano le loro contraddizioni, le eventuali
loro ambiguità. Non ho più alcun interesse alla lotta dei partiti in quanto
tale, al fatto che 24 ore al giorno gli uni tirino dei calci negli stinchi ai
loro avversari. Allibisco nel trovarmi accanto in tv politici di professione
che di ogni loro discorso fanno un comizio anziché un’analisi del recto e del
verso di ciascuna situazione e di ciascun problema. E senza dimenticare, se vogliamo stare al reale com’è e non come
vorremmo che fosse, che le parole che cerchiamo di scegliere accuratamente, le
righe che cerchiamo di cesellare al meglio se ne vanno in giro per poi essere
raccolte ahimè da un pubblico che al 35 per cento è formato da analfabeti di
ritorno che non sono in grado di decrittare l’editoriale di prima pagina di un
quotidiano; che l’Italia è terz’ultima in Europa quanto all’acquisto di libri;
che via internet e via social più le spari grosse più ti fai notare e più like
prendi. Da cui i saliscendi di un
elettorato che ogni volta rischia di premiare le cialtronate. Sono le falle
della democrazia.
Giampiero Mughini, Il Foglio (12/8/2023)
Canzone del giorno: Modern World (1976) - The Modern Lovers