"La felicità comincia a casa. Non su Internet ma a contatto con altre persone. La felicità sta anche nel litigare con gli altri, non solo nello scambiarsi baci: nelle discussioni, nel cercare un accordo, nel provare a capire le ragioni dell’altro. È qui dove la felicità comincia".
«Tutta l’infelicità
degli uomini deriva da una cosa sola: non sapersene stare tranquilli in una
stanza»: è uno dei Pensieri di Pascal più spesso evocati. Nel brano che abbiamo
sopra proposto potremmo identificare un parallelo, sia pure con una variante
sul tema. Il consiglio ci è offerto da un sociologo polacco molto stimato,
Zygmunt Bauman, morto nel 2017 a 92 anni. Nel giugno dell’anno precedente la
sua morte era ancora intervenuto a un convegno a Cagliari e il suo discorso era
stato critico nei confronti di una comunicazione fredda, affidata al dialogo
con lo specchio di un computer, come spesso accade con le chat, le
«chiacchierate» online. Bauman, invece, ribadiva la necessità dell’incontro
personale diretto, gli occhi negli occhi, della conversazione anche all’interno
della propria casa. Certo, possono pure esplodere liti, discussioni, contrasti,
ma i volti riescono a emettere un calore che può trasformarsi in rossore quando
si esagera, evitano l’anonimato del nickname che copre vergognose volgarità o
aggressioni squinternate. Ma, al di là di tutto questo, è importante
l’esperienza del vivere insieme, tra le mura di una casa, nel grembo di una famiglia,
come accadeva in passato. È ciò che si è perso ai nostri giorni ove gli
appartamenti sono solo stazioni di transito o di sosta notturna, oppure luoghi
di fast food. E così si perde l’autenticità dell’incontro e dell’affetto, del
ritorno e dell’abbraccio.
Gianfranco Ravasi, Il Sole 24 Ore (19/3/2023)