La convocazione governativa a Cutro doveva quindi dare agli italiani l’impressione di affrontare in modo nuovo e risolutivo i nodi più drammatici della questione migratoria. Una sfida in realtà assai più ampia e articolata del tema degli sbarchi dal mare. Infatti i primi cinque articoli del decreto sono dedicati a una correzione del decreto-flussi che regola gli ingressi regolari per lavoro: erano norme attese e sollecitate dal mondo imprenditoriale, che da tempo segnala fabbisogni di manodopera scoperti e lamenta procedure troppo complesse. Finora i decreti-flussi sono serviti sostanzialmente a regolarizzare lavoratori in realtà già entrati in Italia. Le nuove norme hanno il merito di semplificare e accelerare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni, privilegiando il ruolo delle associazioni di categoria come garanti del rispetto di norme e contratti. Ma rimane il dubbio se davvero i datori di lavoro saranno disponibili ad assumere in forma nominativa persone del tutto sconosciute. […] Il resto del decreto cerca di rafforzare la linea della chiusura, senza neppure provare a immaginare soluzioni alternative per l’accoglienza dei rifugiati. La prima è il rafforzamento dei Cpr, ossia i centri destinati a rinchiudere le persone in vista del rimpatrio forzato, disumani quanto inefficienti, ammettendo così implicitamente il fallimento delle precedenti rumorose campagne sull’incremento delle espulsioni. La seconda è l’aggravamento delle pene per i cosiddetti scafisti, su cui il governo scarica la responsabilità delle morti in mare. In realtà, chi guida le barche è l’ultimo anello della catena del trasporto illegale, non sono certo i boss a rischiare la vita in mare o l’arresto. Tra gli arrestati per la tragedia di Cutro c’è un minorenne, e qualche anno fa erano una cinquantina i minorenni rinchiusi nelle carceri italiane per reati analoghi. Va poi ricordato ancora una volta che il trasporto illegale prospera perché non esistono vie d’ingresso legali a disposizione di chi fugge, e chi li organizza usa senza scrupoli mezzi fatiscenti o inadeguati perché sa che i natanti verranno sequestrati e distrutti. Infine, in coda è stato aggiunto in corsa, rispetto alla bozza preannunciata, il veleno che avrà le peggiori conseguenze sul futuro dei profughi e sulla qualità della vita urbana: il permesso per “protezione speciale” viene ristretto e in prospettiva, secondo la premier verrà abolito. Era un’opportunità per tutelare chi, pur non avendo ottenuto il riconoscimento come rifugiato, aveva compiuto dei passi verso l’integrazione sociale, per esempio avendo imparato l’italiano e trovato un lavoro. Ricacciarlo nell’ombra, ossia in mezzo a una strada, sarà un dramma per lui e un problema per tutti. Nessuna menzione, almeno nei testi finora diffusi, di corridoi umanitari e altre soluzioni alternative ai viaggi a rischio mortale per mare. Era francamente difficile fare peggio, dopo una tragedia che ha scosso il Paese, e dopo la quale ci si aspettava almeno un sussulto di umanità.
Maurizio Ambrosini, Avvenire (10/3/2023)
Canzone del giorno: Empty Hearts (2007) - Josh Ritter
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