La mancanza di energia nella capitale ucraina per colpa dei bombardamenti russi ha l’aspetto di una storia da cattiva fantascienza. La città è la prima in Europa per numero di palazzi alti più di dodici piani – quindi sopra i trentacinque metri – e questo sviluppo veloce, anche più di Londra, era un motivo di orgoglio in tempo di pace. Sono quartieri residenziali densi, che ospitano una parte enorme dei tre milioni di abitanti della capitale. In tempo di guerra, ora che Putin ha trovato il modo di ricattare l’Ucraina con la distruzione dei servizi base per i civili, sono una scena cupissima. File e file di palazzi da diciotto o ventiquattro piani, con migliaia di appartamenti, spiccano neri contro il cielo che è un po’ più chiaro soltanto grazie ai alla luminescenza creata dai fari delle macchine. L’acqua corrente fin lassù non ci arriva. La connessione Internet va a singhiozzo. La temperatura fluttua attorno allo zero, ma tutti sanno che tra poco scenderà di altri dieci gradi. Gli edifici fortunati hanno il riscaldamento con i termosifoni collegati alle centrali termiche ancora funzionanti, quelli sfortunati hanno (avevano) soltanto il riscaldamento elettrico e per ora vanno avanti conservando il tepore delle ore di luce. Senza acqua corrente, per scaricare i bagni ci vogliono taniche e secchi e neve sciolta. Circa il settanta per cento degli edifici della capitale non ha energia elettrica e il sindaco Vitali Klitschko ha annunciato l’evacuazione parziale della città verso i sobborghi. [...] La capacità dell’Ucraina di rimettere le cose a posto e di ripristinare la rete elettrica si degrada bombardamento dopo bombardamento e presto o tardi varcherà il punto di non ritorno. Quaranta squadre di tecnici sparse in tutto il Paese lavorano ventiquattr’ore al giorno per tenere in piedi il sistema, cambiano allacciamenti, riparano impianti, smistano i carichi, impongono turni senza energia. È la strategia ingegneristica del soft failing, il collasso graduale che ritarda il più possibile la mortedel sistema. Ma più di tanto non è possibile fare. La lotta va avanti da due mesi, si comincia a vedere il fondo. [...] Nel buio, gli ucraini hanno inteso il senso della sfida e per ora non si lamentano e non c’è panico. Capiscono che è Putin che li vuole esposti al freddo, si va verso un’altra prova collettiva di resistenza. Le stazioni di servizio, le cliniche, le stazioni della metro e alcuni supermercati offrono prese elettriche per ricaricare i telefoni. «Tutti stanno cercando un modo per cavarsela in questa situazione – dice Petro – e lo trovano». C’è da vedere quanto durerà questo spirito ucraino nei mesi che vengono, perché se verrà a mancare l’unica salvezza è spostarsi verso l’Europa riscaldata.
Daniele Raineri, Repubblica (25/11/2022)
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