nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 9 gennaio 2022

Obbligo vaccinale

È un passaggio storico. Che tocca la storia della società italiana, non solo quella del diritto. Per la prima volta viene imposto un obbligo generalizzato, sul fronte dei vaccini. E viene imposto a carico della popolazione adulta, non dei più piccoli. Loro, si sa, vengono già sottoposti a dieci vaccinazioni obbligatorie. Ma c’è una differenza, e di non poco conto, fra minori e maggiorenni: i primi non possono esercitare le libertà costituzionali, pur essendone in astratto titolari. Non possono, ad esempio, usare la libertà di domicilio, che consiste nella facoltà d’accettare o escludere altri in casa propria. Gli adulti sì, hanno diritti pieni, oltre che pieni doveri. E la prima libertà consiste nel dominio sul proprio corpo, sul proprio essere fisico. Al punto da rendere legittimo il rifiuto dei trattamenti sanitari, come mostra la vicenda dei tanti No Vax che sono morti rifiutando d’essere intubati. Una libertà, e un rifiuto, protetti dall’articolo 32 della Costituzione, in nome del principio d’autodeterminazione, del primato della persona sullo Stato. Ma l’articolo 32 tutela altresì l’interesse alla salute della collettività, di tutti gli altri. Perché non siamo monadi, viviamo in un gruppo sociale. E siamo dunque responsabili nei confronti della nostra società, oltre che verso noi stessi. [...] Tuttavia la decisione più importante spetta alla società italiana, alla comunità dei cittadini. Perché l’obbligo di vaccinazione esige un atto di fiducia nello Stato, questo Stato che ci appare troppo spesso ostile, o almeno indifferente ai nostri destini individuali. Muove da qui, da questo sentimento che gira poi in risentimento, l’onda emotiva che monta fra i No Vax, lasciando cinque milioni e mezzo d’italiani senza copertura vaccinale. Eppure siamo noi, lo Stato. Lo Stato è il medico che ti cura le ferite in un pronto soccorso pubblico, la maestra che insegna ai tuoi bambini, il poliziotto che fa il turno di notte nelle strade. Sicché adesso è l’ora della verità, per citare una metafora abusata. Sapremo presto quanto verrà accettata questa nuova coercizione, quante resistenze, quanti consensi. Ma per trasformare l’obbligo in una scelta condivisa, è necessaria una doppia condizione. Da parte dello Stato, mostrarsi almeno nei primi tempi comprensivo, senza agitare troppo il verbale delle multe. Da parte dei cittadini che non l’hanno ancora fatto, ricevere il vaccino come un gesto di solidarietà, come donare il sangue, come aiutare chi è più debole.

Michele Ainis, la Repubblica (6/1/2022)

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