Ammettiamolo con franchezza: nelle ultime settimane abbiamo un po’ abbassato la guardia nella lotta al Covid, cullandoci nell’illusione che le vaccinazioni e il green pass esteso anche ai luoghi di lavoro ci proteggessero dalla Delta e dalle nuove e più aggressive varianti, come la Omicron. Invece siamo tornati verso i 30 mila contagiati e oltre i 100 morti al giorno. La Omicron è ormai presente in oltre 60 Paesi, dilaga in Gran Bretagna, per la Von der Leyen sarà probabilmente dominante in Europa già a metà gennaio e l’Oms si attende uno “tsunami di contagi nel mondo”, mentre in Olanda tornano i lockdown. Ci siamo illusi (complici anche alcuni virologi troppo tranquillizzanti) che Omicron sia meno virulenta e letale della Delta, ma non ci vuole un dottorato in matematica per capire che se è 2 o 3 volte più contagiosa e meno virulenta del 20-30%, è comunque destinata a far aumentare i malati, i ricoverati in ospedale, gli intubati in terapia intensiva e i morti. Abbiamo tardato con le terze dosi e con le vaccinazioni dei bimbi: così, come ha detto la presidente dei pediatri Annamaria Staiano, abbiamo già avuto 250 mila piccoli contagiati, con oltre mille ospedalizzati, di cui 36 in terapia intensiva e 9 morti. Abbiamo riaperto spensieratamente le scuole buttando alle ortiche l’esperienza controversa ma preziosa della Dad, mentre forse sarebbe stato meglio tenere metà allievi in aula e metà in Dad, magari a rotazione settimanale. Così avremmo sfoltito le “classi pollaio” e dimezzato la circolazione del virus tra bambini e ragazzi. Invece dobbiamo rincorrere il virus anziché anticiparlo come eravamo riusciti a fare fino a ottobre e siamo costretti ad accelerare: Draghi ha prorogato lo stato di emergenza sino a fine marzo; Speranza ha imposto tamponi e quarantene a chi entra in Italia dall’estero, anche dai Paesi europei, provocando le ire della Commissione Ue; il Cts ha chiesto tamponi anche ai vaccinati per i grandi eventi e sono tornate le regioni a colori. Insomma, l’ansia di normalità, per quanto comprensibile, si conferma la migliore alleata del virus.
Paolo Mazzanti, www.inpiu.net
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