Ci sono le superstizioni tradizionali, come il cornetto rosso, meglio di corallo, che porterebbe “bene” o lo specchio rotto che, invece, assicurerebbe disgrazie, come il passaggio sotto una scala o il sale caduto a tavola. E, poi, quelle più intime, spesso non confessate, personali: l’abito portafortuna, le scarpe del “primo appuntamento”, la camicia da mettere ad ogni colloquio o magari, l’incontro in cui sperare purché avvenga entro una certa ora. Gli italiani sono superstiziosi. Anzi, lo sono sempre più. I numeri di quanti, nel nostro Paese, si affidano a piccoli - o grandi – “riti”, gesti, talismani per affrontare con più sicurezza il domani sono alti.
E, in epoca di pandemia, sono cresciuti sensibilmente. Da un sondaggio Swg è
emerso che, quest’anno,a ritenere di essere superstizioso è ben il quaranta per cento degli italiani. Il 5% confessa di esserlo sempre, il 35% solo in alcune
situazioni.Di fatto, forse, quando “serve”. (...) Prima della pandemia, stando ai dati Codacons, erano già oltre trentamila gli italiani che, ogni giorno, si rivolgevano, per un consulto, a maghi, astrologi e veggenti. La superstizione,spiega Anna Maria Giannini, docente di psicologia all’ateneo romano Sapienza e psicologa clinica dell’Ordine Psicologi Lazio ha a che fare con le condizioni di maggiore incertezza e dubbio. La condotta superstiziosa simette in campo perché è rassicurante. Tante persone, magari, dicono che non sanno se avere con sé un cornetto serva ad attirare la fortuna, ma nel dubbio lo tengono. È un meccanismo non patologico che, bene o male, riguarda tutti. In situazioni di grande tensione e instabilità, scattano ancora di più le condotte di tale tipo». Così, forse, una sorta di effetto Covid.
Valeria Arnaldi, Il Messaggero
(14/9/21)
Canzone del giorno: Only Superstition (1999) - Coldplay
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