Renzo Laconi, dice niente? Proprio niente? Peccato. Perché ne sentiremo parlare, e forse dovremo perfino imparare a conoscerlo. È a lui, infatti, che dobbiamo quella sorta di Glaciazione Istituzionale nella quale sta per precipitare il Paese: essendo stato lui a immaginare e volere – tre quarti di secolo fa – quella tagliola che porta il nome un po’ desolante di semestre bianco. Renzo Laconi era un deputato membro dell’Assemblea costituente. Sardo, filosofo e naturalmente comunista: diciamo naturalmente perché fu lui – segnato dall’opposizione al regime fascista – a vedere un possibile problema nell’impalcatura costituzionale che, finita la guerra, si stava finalmente progettando: «Se il Presidente della Repubblica, allo scadere del suo mandato, si trovasse con due Camere le quali in modo evidente non gli fossero favorevoli, egli potrebbe benissimo scioglierle e prorogare i suoi poteri per avere nuove Camere che potrebbero essere a lui più favorevoli». E così, l’Assemblea costituente condivise il timore e stabilì che negli ultimi sei mesi del suo mandato il Presidente della Repubblica non potesse sciogliere le Camere e portare il Paese alle elezioni anticipate. Il cosiddetto semestre bianco, dunque, nasce da una «preoccupazione partitica» – diciamo così – nei confronti delle mosse di un Presidente della Repubblica che volesse restare al suo posto per un secondo mandato: uno scenario che evidentemente fa sorridere, se paracadutato nell’oggi. [...] Chi ha un minimo di interesse per la politica, sa che l’elezione del capo dello Stato rappresenta da sempre una prova difficile e delicata per tutti i partiti. Non sempre il percorso è semplice. Quasi mai è lineare. A volte ci si ingarbuglia a tal punto che nessuna soluzione sembra più possibile: poi qualcuno tira fuori il coniglio dal cilindro. L’ultima volta fu Renzi, con la sorpresa-Mattarella. Stavolta ci si guarda intorno ma registi non se ne vedono. A meno che non si punti a semplificare la questione... Qualcuno lo ha già fatto e dice: Draghi è la nostra garanzia verso l’Europa, dunque non è il caso che lasci ora palazzo Chigi. Qualcun altro ha aggiunto: Mattarella resti ancora al Quirinale fino a fine legislatura (primavera 2023) e poi il nuovo Parlamento sceglierà il successore. L’ultimo, infine, ha domandato: ma gli altri sono tutti d’accordo? Ecco, questo semestre bianco comincia così. E se il buongiorno si vede dal mattino…
Federico Geremicca, la Stampa (31/7/21)
Canzone del giorno: White Flag (2003) - Dido
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