Professoressa, chi sono gli analfabeti funzionali?
«Sono persone che, pur dotate di un titolo di studio, non sanno usare le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle varie situazioni della vita quotidiana. E di conseguenza non sono in grado di orientarsi nella società contemporanea».
Questa capacità viene indicata con la parola “literacy”.
«Sì, è la capacità che è richiesta per tessere relazioni sociali, per raggiungere obiettivi, per sviluppare conoscenza e potenziale umano. Literacy è lo strumento moltiplicatore di effetti che mettono i cittadini nelle condizioni di partecipare,con consapevolezza e responsabilità, alla vita democratica di un paese». [...] Un tempo l’analfabetismo veniva nascosto come una vergogna. Quello attuale viene vissuto nella totale inconsapevolezza.
«Lo vediamo chiaramente da un’inchiesta del Censis: molti non hanno la formazione digitale appropriata ma non sentono il bisogno di migliorare. L’assenza di ambizioni dipende anche dal fatto che sono le stesse mansioni lavorative a richiedere capacità limitate. L’analfabetismo è lo specchio di un progressivo abbassamento della qualità del lavoro che in questi anni è stato parcellizzato, trasferito altrove, per lo più dequalificato. La scuola media unica obbligatoria è nata nel 1962 per rispondere a una richiesta democratica di crescita sociale, ma anche per soddisfare la domanda dettata dallo sviluppo industriale.
Figlia d’una famiglia piemontese, sono cresciuta nel mito dell’operaio Fiat capace di far tutto, perfino il baffo alle mosche. Oggi, al di là di rare isole di alta specializzazione, la produzione di massa si è molto impoverita».
Resta molto forte il rapporto tra analfabetismo ed esercizio della cittadinanza.
«La classe dirigente italiana ne era consapevole ai tempi di Giolitti.
Prima dell’approvazione del suffragio universale maschile (1912) furono avviati vari studi parlamentari sulle differenze tra elettori istruiti ed elettori semianalfabeti. Si temeva che l’allargamento dell’elettorato avrebbe potuto favorire “il sopravvento delle forze conservatrici e reazionarie”, come si legge nella nota conclusiva. A distanza di oltre cent’anni, mi sembra che quel monito abbia mantenuto tutta la sua attualità».
Vittoria Gallina, intervista a cura di Simonetta Fiori - la Repubblica (20/4/2021)