Già. Non ci pensiamo mai ma ogni attività mentale consuma energia. È anche per questo che a volte preferiamo non approfondire la verità dei fatti e credere invece alle convinzioni, più facili e più comode?
«È un punto delicato questo: rispondo, come sempre, rifacendomi al funzionamento del nostro organo cerebrale. Sì, in effetti è vero che il nostro cervello tende a lavorare poco, ma solo perché deve risparmiare energia. Abbiamo visto quanto sia complesso il suo meccanismo, quante siano le connessioni da fare anche solo per elaborare un pensiero o una parola. Ecco allora che subentrano le convinzioni, le idee precostituite. Qualche volta è più comodo prendere delle scorciatoie, il cosiddetto pensiero rapido: non approfondire un fatto ma basarsi su una convinzione».
Quando scatta?
«Il pensiero rapido si ha quando, davanti a valutazioni complesse e ricche di molti dati, la mente utilizza scorciatoie mentali e risponde rapidamente in modo intuitivo, evitando complicate analisi. Il pensiero razionale e lento, al contrario, nel prendere le sue decisioni vaglia tutte le diverse informazioni che provengono dai sensi e attiva meccanismi complessi che coinvolgono la memoria, l’attenzione, la volontà, in una parola il sistema nervoso nelle sue proprietà cognitive più sviluppate, la mente».
Dunque anche dimenticare è un modo per risparmiare energia.
«Sì, anche dimenticare è un modo alternativo di mantenere l’efficienza del sistema».
Con il pensiero rapido e con le scorciatoie mentali si arriva così ai cosiddetti «fatti alternativi» o fake news?
«Tenga conto che i social sono una forma perfetta di sclerotizzazione del pensiero. Restiamo nella bolla convinti di essere nel giusto, quando invece ci limitiamo ad ascoltare persone che la pensano come noi».
Giulio Maira, Neurochirugo (da un’intervista a Roberta Scorranese, Corriere della Sera – 5/12/2020)