Ne valeva la pena? La domanda, spesso iraconda, tachicardica, elettrizza il Paese e parla del Paese: ne valeva la pena? E cioè: valeva la pena di inchiodare a una crisi bimestrale il governo per poi ritrovarsi con Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte? E la piccola riflessione potrebbe chiudersi qui. Fine del rovello, fine dell’articolo. Se non altro per non umiliare troppo l’intelligenza già umiliata da un abuso di suffragio universale (per i giudici dell’istante: non sto contestando il suffragio universale, ma l’impiego dissoluto che ne facciamo), attraverso il quale abbiamo stabilito che le istituzioni sono una multiproprietà, si va e si viene, posso scendere sotto casa e dire al mio fornaio (per i giudici dell’istante: il mio fornaio è un fuoriclasse in fatto di rosette e pizza bianca, pura, altissima élite), ehi, ti va di fare il ministro dello sviluppo economico, tu che hai sviluppato così bene la tua attività? E quindi questo articolo parla alla nostra irresistibile, sesquipedale ridicolaggine: ne valeva la pena? Cioè, valeva la pena tutto ’sto casino per mettere a Palazzo Chigi l’unico fuoriclasse come tale riconosciuto all’estero al posto di un avvocato spuntato dal nulla della polvere accademica e della totale inesperienza e guidato dal funambolico portavoce al reality del comando? A me pare evidente che il problema non è la risposta, il problema è già nel porsi la domanda. [...] Perché poi questo è un paese devastato dal settarismo insufflato da superiorità antropologica, a chi gli vengono le bolle a pensare a un governo con dentro la Lega, a chi un governo con dentro Renato Brunetta, a chi un governo con dentro i cinque stelle, a chi uno con le zecche e a chi uno coi fasci. E va bene, nessuno è immune dal settarismo, ma almeno bisognerebbe provare a essere asintomatici. [...] Poi certo, di difetti ce ne sono, è evidente il solito maltrattamento delle donne (rivolgersi soprattutto a sinistra, zero ministre fra Pd e Leu), ma Marta Cartabia alla Giustizia riempie il cuore, è il semplice, non piccolo passaggio dalla forca in streaming per i ladri di cavalli all’illuminata civiltà del diritto. Luciana Lamorgese rimane all’Interno, per dire che i ministeri di peso alle donne li ha dati soltanto Draghi. E se vi schifa la straripanza partitica, ricordate che siamo una Repubblica parlamentare e in Parlamento ci vanno i partiti. Ma a cercare i difetti con spirito entomologico si finisce come il comandante di Auschwitz che in Schindler’s List cercava la macchia nella vasca appena pulita dal bambino ebreo, e la macchia la trovava sempre. Dunque, ne valeva la pena? Che domanda scema, che risposta ovvia: mille volte sì.
Mattia Feltri, HuffPost (13/2/2021)
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