REGIA: Ron Howard
INTERPRETI: Gleen Close, Amy Adams, Gabriel Basso, Haley Bennett, Freida Pinto
SCENEGGIATURA: Vanessa Taylor
FOTOGRAFIA: Maryse Alberti
FOTOGRAFIA: Maryse Alberti
DURATA: 117'
USCITA: 24/11/
“Un esempio eccellente di fallimento totale: dallo
script, alla realizzazione, alla recitazione”. “Il film peggiore visto da
anni”. “E’ due film messi insieme: uno ridicolmente brutto, uno noiosamente
brutto”. Quando a fine novembre, in esclusiva su Netflix, è uscito Elegia
americana di Ron Howard, molti critici statunitensi hanno recensito il film con
toni da vera e propria stroncatura ai massimi livelli. Dalle nostre parti gli esperti sono stati un po’ più clementi,
anche se per i più la pellicola non ha convinto del tutto. Il pubblico che ha scelto di vedere il film su Netflix
(che non sempre coincide con gli amanti delle serate in una sala
cinematografica) ha avuto, invece, un atteggiamento più riguardoso. Gleen
Cloose ha sempre una marcia in più con la sua energia inconfondibile anche
nella parte della nonna appesantita dagli anni e dai drammi vissuti. Amy Adams
riesce a essere efficace nella parte della donna instabile e tossicomane.
La visione del film in questi giorni di gennaio ha,
inoltre, una valenza maggiore e seguirlo con un po’ di attenzione in più
può dare spazio a particolari riflessioni alla luce dell’elezione di Joe Biden
e al recente assedio al Congresso degli Stati Uniti d’America da parte di una
folla di seguaci di Donald Trump.
Elegia americana, tratto dall’autobiografia di James
David Vance, racconta le vicende e i drammi familiari del protagonista lungo
tre generazioni rilevando (non sempre con incisività cinematografica) le ferite
della comunità dell’entroterra americano dove il sogno americano si è infranto
tra disoccupazione e violenze familiari. Un ampio territorio che, grazie alla
produzione del ferro e dell’acciaio, aveva goduto di una forte prosperità
economica e che poi, nel corso degli anni, si è ritrovato a fronteggiare, a
seguito della crisi, disuguaglianze e nuove povertà. Il titolo originale del film, “Hillbilly Elegy” rende
più esplicativo il contesto sociale. Il molle titolo italiano non ha niente a
che fare con il riferimento a un’ampia area rurale e montuosa nel quale le
persone, in modo quasi dispregiativo, sono, da tempo immemorabile, definite
Hillbilly poiché giudicate arretrate, poco inclini al progresso. Praticamente
un territorio che raggruppa Stati come il Kentucky e l’Ohio che ancora oggi
appoggiano in maggioranza il populismo di Donald Trump. Proprio per tale motivo
ci si sarebbe aspettato da un grande regista come Ron Howard un film che, nel
raccontare quel particolare contesto sociale, esprimesse una maggiore visione d’insieme
al di la della buona interpretazione di tutti gli attori coinvolti.
Canzone del giorno: I'm No Stranger to the Rain (1988) - Keith Whitley
Clicca e ascolta: I'm No Stranger....