Non ci sono soltanto la vita e la morte, in gioco nella sfida che combattiamo con il virus. Tra i due estremi, stiamo quotidianamente sperimentando una sospensione del tempo che rende tutto precario intorno a noi, rinchiusi in una bolla di instabilità e di incertezza, come se vivessimo tra parentesi. Rimandiamo i progetti, rinviamo i viaggi, spostiamo i grandi appuntamenti della nostra vita, e non sappiamo a quando. Questo approdo indefinito, questo mistero che circonda la fine del Male ci costringe a una transizione permanente verso una normalità sfuggente, un percorso senza rotta, senza luci, senza mappa. Non sappiamo quanto dista il porto, e quale prezzo pagheremo per la traversata: quasi fossimo non in viaggio, ma in fuga. Non ci sono ancora studi capaci di fotografare questa vita sospesa, un inedito che sperimentiamo per la prima volta nel dopoguerra, sconvolgendo il passo della nostra esistenza e la dinamica naturale con cui la società si rinnova al ritmo degli eventi, degli errori e dell’impensabile. E tuttavia un dato emerge con chiarezza: la paura del futuro, certificata dalla paralisi delle nascite. Il Covid ci schiaccia sul presente, annulla i calcoli, cancella gli investimenti sul domani, seminando la paura. E dunque blocca il principale investimento nel capitale umano del Paese, i bambini. (...) Ma a influenzare il profilo sociale della comunità non è soltanto la paura. Il virus infatti veicola anche una crisi materiale del lavoro, della produzione, del commercio, e quindi del reddito. Le conseguenze sulla sicurezza psicologica dei cittadini sono evidenti. I demografi lo chiamano effetto-Grecia, perché quando il Paese ha dovuto lottare contro il default finanziario, tra il 2008 e il 2013, e la disoccupazione cresceva dal 7,7 per cento al 27,7, quasi con un parallelismo perfetto le nascite calavano della stessa percentuale, il 20,4 per cento. (...) S’inceppa il meccanismo della generazione, della responsabilità per il domani, la trasmissione di un patrimonio d’esperienza, l’affidamento di una storia familiare, la coscienza di prolungare tutto questo nell’avvenire. L’angoscia del presente trasforma il futuro in un’incognita, che ingigantisce la responsabilità del diventare genitori. È la conseguenza del dominio dell’imprevedibile, che fa saltare le regole costruite per togliere al mondo il suo aspetto pauroso. Senza la regola torna a dominare l’istinto, ci circonda la paura dell’incalcolabile, come lo chiama Nietzsche, che mette in crisi la scienza, la tecnica, il progresso. Finché torneranno i bambini, a riconsegnarci il mondo.
Ezio Mauro, la Repubblica (30/11/2020)
Canzone del giorno: Culodritto (1987) - Francesco Guccini
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