Quasi 3mila miliardi di dollari: dopo le oltre 240mila vite spezzate, è questo il danno economico causato dal Covid-19 all’Europa, secondo le stime del Fondo monetario internazionale. Nonostante il rimbalzo del 4,7% previsto per il 2021 (dal -7% del 2020), alla fine dell’anno prossimo il Pil del continente sarà del 6,3% più basso delle stime precedenti alla pandemia. Molte di queste perdite non potranno essere recuperate nemmeno nel medio termine. E la previsione rischia di essere già superata dagli eventi, perché come sottolinea lo stesso Fmi, «i rischi sono in aumento a causa della seconda ondata di infezioni, che si sta intensificando», portandosi dietro limitazioni sempre più forti dell’attività sociale ed economica. L’Fmi suggerisce anzi lockdown rigidi e riaperture solo una volta che che si sia spenta l'onda dei contagi. Una scelta che presenterebbe anche vantaggi economici, soprattutto perché la paura del virus spinge comunque le persone all'isolamento volontario, frenandone in ogni caso i consumi. (...) la crisi mette duramente alla prova le imprese: il Fondo raccomanda di mettere da parte il "comprensibile timore di finanziare aziende zombie" e invita i Governi ad andare oltre il sostegno alla liquidità e a garantire, anche con apporto di capitale, che le imprese insolventi ma redditizie possono rimanere in attività.questo significa anche facilitare ristrutturazioni del debito all'interno e all'esterno delle,procedure fallimentari. Secondo l'Fmi, nonostante le misure di sostegno già varate, circa l'8% delle imprese europee (3 milioni di aziende) diventerà insolvente nel 2020, anche se erano sane prima del Covid. Per tenerle a galla, servirebbero iniezioni di capitale pari al 2% del Pil. In aggiunta a tutto quello che è già stato fatto.
Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 Ore (22/10/20)
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