Che una caserma dei Carabinieri sia posta sotto sequestro penale è già di per se sconvolgente. Se poi, giorno dopo giorno, fra indagini, interrogatori e intercettazioni rivelate, vengono fuori i particolari che hanno portato all'arresto di sei militari dei nove che facevano parte della Stazione Levante di Piacenza, parlare di "Caserma della vergogna" è senz'altro riduttivo.
I fatti ricostruiti fanno accapponare la pelle. I reati contestati vanno dallo spaccio all'estorsione fino ad arrivare alla tortura.
In questi ultimi anni i carabinieri di questa piccola Stazione avrebbero compiuto arresti illeciti, pestato i piccoli spacciatori di droga che loro stessi sfruttavano e raggiunto risultati tali da permettere alla Caserma di ricevere, nel 2018, un encomio solenne per i risultati conseguiti nell'attività di contrasto allo spaccio.
Ma è mai possibile che nell'ambito politico-sociale cittadino o fra i vertici del Comando legionale a nessuno sia mai venuto il sospetto che fossero un po' troppi gli arresti in flagranza di reato?
Se a tutto questo si aggiungono i particolari che emergono da alcune intercettazioni e che evidenziano persino l'organizzazione di un'orgia con tanto di escort avvenuta all'interno degli uffici della caserma, s'intuisce del perché, per pronto accomodo, il Comando Generale abbia deciso di trasferire ad altre destinazioni l'intero gruppo di comando dei Carabinieri di Piacenza seppur non sfiorato dall'indagine in corso.
L'individuo su cui ruota questa delicata inchiesta è un appuntato, Giuseppe Montella, che per anni è riuscito a mascherarsi da servitore dello Stato per perseguire i suoi scopi illeciti e mantenere un tenore di vita sproporzionato al suo stipendio. Basti pensare alle auto di grossa cilindrata di cui è stato proprietario negli ultimi anni. Ma tutto ciò fa scattare in noi un'ulteriore domanda che fa coppia con quella precedente: come mai nessun membro dell'Arma aveva mai sollevato dubbi sulle sue capacità economiche? Nessuno si era mai incuriosito (e insospettito) nel vedere la sua tracotanza e ostentazione fra le pagine dei suoi profili social?
In tanti hanno chiuso un occhio...anzi entrambi gli occhi.
I fatti ricostruiti fanno accapponare la pelle. I reati contestati vanno dallo spaccio all'estorsione fino ad arrivare alla tortura.
In questi ultimi anni i carabinieri di questa piccola Stazione avrebbero compiuto arresti illeciti, pestato i piccoli spacciatori di droga che loro stessi sfruttavano e raggiunto risultati tali da permettere alla Caserma di ricevere, nel 2018, un encomio solenne per i risultati conseguiti nell'attività di contrasto allo spaccio.
Ma è mai possibile che nell'ambito politico-sociale cittadino o fra i vertici del Comando legionale a nessuno sia mai venuto il sospetto che fossero un po' troppi gli arresti in flagranza di reato?
Se a tutto questo si aggiungono i particolari che emergono da alcune intercettazioni e che evidenziano persino l'organizzazione di un'orgia con tanto di escort avvenuta all'interno degli uffici della caserma, s'intuisce del perché, per pronto accomodo, il Comando Generale abbia deciso di trasferire ad altre destinazioni l'intero gruppo di comando dei Carabinieri di Piacenza seppur non sfiorato dall'indagine in corso.
L'individuo su cui ruota questa delicata inchiesta è un appuntato, Giuseppe Montella, che per anni è riuscito a mascherarsi da servitore dello Stato per perseguire i suoi scopi illeciti e mantenere un tenore di vita sproporzionato al suo stipendio. Basti pensare alle auto di grossa cilindrata di cui è stato proprietario negli ultimi anni. Ma tutto ciò fa scattare in noi un'ulteriore domanda che fa coppia con quella precedente: come mai nessun membro dell'Arma aveva mai sollevato dubbi sulle sue capacità economiche? Nessuno si era mai incuriosito (e insospettito) nel vedere la sua tracotanza e ostentazione fra le pagine dei suoi profili social?
In tanti hanno chiuso un occhio...anzi entrambi gli occhi.
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