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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 2 giugno 2020

Polveriera

La comparsa di gruppi suprematisti bianchi nelle strade di Minneapolis, dopo sei giorni di rivolta urbana innescata dalla morte violenta dell’afro-americano George Floyd, ci suggerisce che l’America ferita da Covid-19 è diventata una polveriera. Floyd aveva 46 anni, lunedì era stato arrestato perché trovato in possesso di una banconota falsa da 20 dollari ed è morto a seguito di gravi maltrattamenti subiti dall’agente di polizia Derek Chauvin, 44 anni. Il video del ginocchio di Chauvin sul collo di Floyd che, schiacciato in terra, ripete “non posso respirare“ ha riproposto la dinamica drammatica della morte di un altro afroamericano, Eric Garner nel 2014 a Staten Island, New York, sempre per mano di un agente bianco. Riaprendo così la ferita delle violenze della polizia contro i neri. (...) ... ciò che più aggrava la situazione e la cornice di una nazione dove, dopo due mesi e mezzo di Covid 19, vi sono almeno 40 milioni di disoccupati, oltre centomila morti, una moltitudine di aziende fallite e schiere di giovani che non hanno più nulla da fare. Come spiega al New York Times Durnell Hunt, preside di Scienze sociali all’Università di California a Los Angeles, “i sociologi studiano da decenni le rivolte urbane e c’è consenso fra loro nel ritenere che quando avvengono non è mai un singolo evento“. E dunque la morte violenta di George Floyd si somma quella che Barbara Ransby, storico all’Università dell’Illinois a Chicago ed attivista del movimento Black Lives Matter, descrive così: “La pandemia del coronavirus ha ravvivato le preesistenti diseguaglianze razziale in America, potremmo essere in un punto di rottura della Storia, come la Grande Depressione o il 1968, ed è impossibile dire quali effetti avrà“. Da qui la conclusione a cui arriva Douglas Brinkley, storico della Rice University di Houston in Texas, sul fatto che “ad essere a rischio è la nostra convivenza civile perché tutti viviamo in una polveriera“. Brinkley si riferisce agli Stati Uniti ma l’Europa ha subito dal coronavirus una devastazione economico-sociale non indifferente e dunque deve guardare a quanto sta avvenendo a Minneapolis chiedendosi se non è l’inizio di un’esplosione di violenza che può contagiare i nostri Paesi.

Maurizio Molinari, Repubblica (1/6/2020)

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