REGIA: Gabriele Muccino
INTERPRETI: Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazotti, Kim Rossi Stuart, Emma Marrone, Nicoletta Romanoff
SCENEGGIATURA: Gabriele Muccino, Paolo Costella
MUSICA: Nicola Piovani
MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
MUSICA: Nicola Piovani
MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
DURATA: 129'
USCITA: 13/2/
Nel 1974 con “C’eravamo tanto amati” Ettore Scola ha
ricostruito attraverso numerosi flash-back la vita dolce-amara di tre
ex-partigiani e, con essi, quella parte della storia del nostro paese dal
dopoguerra fino agli inizi degli anni 70. Un evocativo e possente ritratto
generazionale concentrato in un grande film magistralmente interpretato da
Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli e Stefano Satta Flores.
Trentasei anni dopo, Gabriele Muccino con il suo “Gli anni più belli” rende
omaggio all’opera di Scola, la riadatta in chiave contemporanea e incentra il
suo racconto nell’arco di un quarantennio fra aspirazioni, successi e
fallimenti di quattro amici che, stavolta, ritraggono la generazione di coloro
nati alla fine degli anni ‘60.
Il gruppo messo in campo dal regista, composto da Pierfrancesco Favino, Kim
Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti e Claudio Santamaria, è diretto in modo
convincente grazie anche alla spontaneità interpretativa di quattro fra i più
bravi artisti dl nostro panorama cinematografico.
È questo il motivo per il quale in molte parti del film l’energia delle
sequenze ben si amalgama ai ruoli dei quattro protagonisti nell’arco degli anni
che passano. Un’amicizia intensa che dagli anni adolescenziali arriva ai giorni
nostri fra litigi ed emozioni, fra disorientamenti e accortezza dell’età
adulta.
Ma quali sono gli anni più belli? Quelli passionali e spensierati
dell’adolescenza o quelli complessi ma ponderati dell’età adulta? Probabilmente
i più veri e, quindi, i più “belli”, sono i numerosi intermezzi della vita, le
numerose stazioni di passaggio che permettono di dichiarare, come accade in una
scena del film, che “Solo chi non vive non fa sbagli”. Eppure proprio questi
momenti intermedi, fondamentali e determinanti, non riescono a coinvolgere del
tutto lo spettatore come se il regista non riuscisse a raccontarli con la
giusta intensità. I personaggi sembrano scivolare lungo un arco di tempo fin
troppo lungo fino a renderlo sfuggente e non sempre alimentato da un’adeguata
verve emotiva.
Non basta la narrazione non lineare e la “rottura della quarta parete” (con
i protagonisti che interrompono l’azione per rivolgersi al pubblico) per
avvicinare l’ultimo film di Muccino al capolavoro di Scola. Un film ambizioso ma riuscito soltanto in parte.
Canzone del giorno: Golden Years (1976) - David Bowie
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