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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 4 marzo 2020

Post Scriptum Film

Gli anni più belli

REGIA: Gabriele Muccino
INTERPRETI: Pierfrancesco Favino,  Micaela Ramazotti, Kim Rossi Stuart, Emma Marrone, Nicoletta Romanoff
SCENEGGIATURA: Gabriele Muccino, Paolo Costella
MUSICA: Nicola Piovani
MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
DURATA: 129'
USCITA: 13/2/

Nel 1974 con “C’eravamo tanto amati” Ettore Scola ha ricostruito attraverso numerosi flash-back la vita dolce-amara di tre ex-partigiani e, con essi, quella parte della storia del nostro paese dal dopoguerra fino agli inizi degli anni 70. Un evocativo e possente ritratto generazionale concentrato in un grande film magistralmente interpretato da Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli e Stefano Satta Flores.
Trentasei anni dopo, Gabriele Muccino con il suo “Gli anni più belli” rende omaggio all’opera di Scola, la riadatta in chiave contemporanea e incentra il suo racconto nell’arco di un quarantennio fra aspirazioni, successi e fallimenti di quattro amici che, stavolta, ritraggono la generazione di coloro nati alla fine degli anni ‘60.
Il gruppo messo in campo dal regista, composto da Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti e Claudio Santamaria, è diretto in modo convincente grazie anche alla spontaneità interpretativa di quattro fra i più bravi artisti dl nostro panorama cinematografico.
È questo il motivo per il quale in molte parti del film l’energia delle sequenze ben si amalgama ai ruoli dei quattro protagonisti nell’arco degli anni che passano. Un’amicizia intensa che dagli anni adolescenziali arriva ai giorni nostri fra litigi ed emozioni, fra disorientamenti e accortezza dell’età adulta.
Ma quali sono gli anni più belli? Quelli passionali e spensierati dell’adolescenza o quelli complessi ma ponderati dell’età adulta? Probabilmente i più veri e, quindi, i più “belli”, sono i numerosi intermezzi della vita, le numerose stazioni di passaggio che permettono di dichiarare, come accade in una scena del film, che “Solo chi non vive non fa sbagli”. Eppure proprio questi momenti intermedi, fondamentali e determinanti, non riescono a coinvolgere del tutto lo spettatore come se il regista non riuscisse a raccontarli con la giusta intensità. I personaggi sembrano scivolare lungo un arco di tempo fin troppo lungo fino a renderlo sfuggente e non sempre alimentato da un’adeguata verve emotiva.
Non basta la narrazione non lineare e la “rottura della quarta parete” (con i protagonisti che interrompono l’azione per rivolgersi al pubblico) per avvicinare l’ultimo film di Muccino al capolavoro di Scola. Un film ambizioso ma riuscito soltanto in parte. 

Canzone del giorno: Golden Years (1976) - David Bowie
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