Quali saranno gli effetti sull’economia mondiale del coronavirus? È ancora troppo presto per dirlo, non fosse altro perché ancora non è chiaro quanto grave sia la crisi dal punto di vista puramente medico (e le ultimissime notizie sembrano fortunatamente indicare un miglioramento della situazione). Ma proviamo a fare qualche ragionamento. (...) L’impatto sul resto del mondo degli sviluppi economici in Cina avverrà attraverso due canali. Il primo è quello della caduta della domanda di beni e servizi da parte della Cina: imprese e consumatori cinesi importeranno meno dal resto del mondo. Già è evidente, per esempio, il calo dei turisti cinesi negli altri Paesi. Il secondo riguarda le minori forniture da parte della Cina di prodotti semilavorati che vengono utilizzati dal resto del mondo. La Cina svolge un ruolo importantissimo nella cosiddetta «supply chain», la catena dell’offerta. Per alcuni prodotti farmaceutici di base, per esempio, la Cina è ormai di gran lunga il principale produttore. Naturalmente, col tempo il calo delle forniture cinesi potrà essere compensato da forniture da altri paesi. Ma nell’immediato la produzione in diversi Paesi del mondo potrebbe risentirne. Questo effetto diventerà più evidente nelle prossime settimane. Il fatto che l’epidemia si sia diffusa in Cina in prossimità delle festività dell’anno nuovo cinese ha attenuato inizialmente il suo impatto sulla supply chain, perché, in previsione di tali festività, le imprese che importavano dalla Cina si erano comunque preparate a una breve riduzione delle forniture. Ma ora, col solo parziale ritorno a ritmi di produzione normali, gli effetti sul resto del mondo saranno più pesanti. (...)
Due cose mi preoccupano. La prima è l’esistenza di possibili «bolle speculative», con prezzi di certe attività finanziarie (per esempio le azioni) gonfiati da anni di tassi di interesse bassi e addirittura negativi. La seconda è il forte rallentamento della crescita in alcune aree del mondo, incluso il nostro continente, già in corso prima dell’epidemia. L’Europa è quasi ferma, con una crescita dell’area dell’euro dello 0,1 per cento nell’ultimo trimestre del 2019 e un calo del Pil italiano dello 0,3 per cento. Il rischio è allora che il coronavirus diventi l’occasione per un cambiamento di umore dei mercati finanziari e per una revisione degli investimenti a danno delle attività e dei Paesi considerati più a rischio, compreso il nostro Paese.
Carlo Cottarelli, la Stampa (20/2/2020)
Due cose mi preoccupano. La prima è l’esistenza di possibili «bolle speculative», con prezzi di certe attività finanziarie (per esempio le azioni) gonfiati da anni di tassi di interesse bassi e addirittura negativi. La seconda è il forte rallentamento della crescita in alcune aree del mondo, incluso il nostro continente, già in corso prima dell’epidemia. L’Europa è quasi ferma, con una crescita dell’area dell’euro dello 0,1 per cento nell’ultimo trimestre del 2019 e un calo del Pil italiano dello 0,3 per cento. Il rischio è allora che il coronavirus diventi l’occasione per un cambiamento di umore dei mercati finanziari e per una revisione degli investimenti a danno delle attività e dei Paesi considerati più a rischio, compreso il nostro Paese.
Carlo Cottarelli, la Stampa (20/2/2020)
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