REGIA: Checco Zalone
INTERPRETI: Checco Zalone, Souleymane Silla, Manda Touré, Nassor Said Byrya, Alexis Michalik, Nicola Di Bari, Arianna Scommegna, Nunzio Cappiello
SCENEGGIATURA: Checco Zalone, Paolo Virzì
FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion
MONTAGGIO: Pietro Morana
FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion
MONTAGGIO: Pietro Morana
DURATA: 90'
USCITA: 1/1/
È trascorso poco più di un mese dall’uscita in tutte le sale di Tolo Tolo e le cifre parlano chiaro. Ancora in programmazione in molte città, il film ha già incamerato più di 46 milioni di euro e lo fa classificare, ad oggi, alla quinta posizione fra le pellicole con più alto incasso di sempre al botteghino italiano. Se poi si pensa che al secondo e al terzo posto di tale classifica si posizionano rispettivamente altri due film che vedono come protagonista Checco Zalone ("Quo vado?" e "Sole a catinelle") non c’è da stupirsi se il dibattito scaturito da ogni sua pellicola travalichi ogni confine che abbia a che fare con una tipica recensione cinematografica.Milioni di spettatori sprigionano milioni di discussioni e polemiche. Un vero e proprio fenomeno culturale.
Luca Medici (in questo caso è più giusto chiamarlo con il suo vero nome anagrafico) questa volta si trasforma anche in regista e con Paolo Virzí è il coautore della sceneggiatura.
Se ci si concentra soltanto sul film e si lascia da parte la sterilità di tante polemiche si potrebbe partire dal fatto che, a certuni critici, la narrazione sia apparsa poco fluida e che, in alcune parti, la sceneggiatura poco coerente nell’evidenziare ciò che realmente e tristemente accade dall’altra parte del Mediterraneo. Ma non bisogna mai dimenticare che si tratta di una commedia e, come tale, la si può apprezzare, nel suo complesso, per gli innumerevoli spunti che ci permettono di sorridere ma anche riflettere, di abbuffarci dei tanti cliché che la animano, di mettere a nudo un certo modo di essere italiani. Checco Zalone con il suo codice comico mette nel sacco le certezze di tanti quando si parla di migranti, con intelligenza coglie lo spirito dei tempi fino a ricordarci i nostri istinti nazionalistici. D’altronde come sintetizzerebbe Checco: “un po’ di xenofobia me la sono meritata sul campo“. La sua è un’operazione culturale sicuramente delicata e rischiosissima. Egli s'intrufola, con gli attrezzi dell’umorismo, nel tragico labirinto dell’immigrazione riuscendo a trovare una via intelligente per ricordare ad ognuno di noi che basta un attimo per trovarsi dalla parte sbagliata del confine e che rappresenta un vero privilegio essere nati dalle nostre parti (la cicogna in Africa, come ci ricorda Checco nel finale del film, è proprio stralunata e strabica).
Canzone del giorno: Apriti cielo (2017) - Mannarino
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