È la crisi
più pazza del mondo.
Si va al Senato convinti di assistere a una delle ore più gravi della Repubblica, e se ne esce con la sensazione che effettivamente la situazione politica è grave, ma non seria. (…) …il leader della Lega non si dimetterà né farà dimettere i suoi ministri, unico metodo sicuro per provocare la crisi di governo che pure tanto dichiara di volere.
Si va al Senato convinti di assistere a una delle ore più gravi della Repubblica, e se ne esce con la sensazione che effettivamente la situazione politica è grave, ma non seria. (…) …il leader della Lega non si dimetterà né farà dimettere i suoi ministri, unico metodo sicuro per provocare la crisi di governo che pure tanto dichiara di volere.
La sua
volontà di accelerare la distruzione del governo di cui fa ancora parte viene
però bocciata dall’aula, che lo mette in minoranza (in fin dei conti dispone
solo del 17% dei seggi): il calendario è votato da un’alleanza nuova e spuria,
che mette insieme Cinquestelle e Pd e tutti quelli che non vogliono essere
mandati a casa dal ministro degli Interni (sono molti, anche in Forza Italia,
ancora in attesa di sapere se verrà ammessa nella coalizione in caso di
elezioni). Sembrerebbe
profilarsi una sconfitta tattica per Salvini. (…) Ma ecco che
Salvini, fiutata la trappola, prova a uscire dall’angolo in cui Renzi voleva
metterlo, e infila una zeppa non da poco tra Di Maio e i democratici: dichiara
di accettare lui la richiesta grillina di votare prima il taglio dei
parlamentari e poi dopo («subito dopo», precisa) andare alle elezioni.
Il Pd accusa chiaramente il colpo. Non se l’aspettava
nessuno. Anche perché chiedere la crisi di governo per il giorno successivo e
la riforma costituzionale per la settimana appresso è davvero un colpo di
teatro. Il capogruppo dei Cinquestelle salta sulla contraddizione: senza un
governo non ci può essere il voto sul taglio, dunque ritirate la mozione di
sfiducia. Ci sarebbe anche un altro problemino: se si approva una riforma
costituzionale bisogna poi aspettare per mesi un eventuale referendum prima che
vada in vigore. Lo risolve Salvini: il taglio dei parlamentari — precisa —
sarebbe a futura memoria, non varrebbe per il prossimo parlamento ma per quello
dopo ancora. Si può fare? Boh. Ma così intanto inguaia il Pd, che contro quella
legge ha già votato tre volte e ne teme l’effetto maggioritario implicito,
capace di trasformare un’ipotetica maggioranza elettorale di centrodestra del
50% nel 65% di seggi, un blocco che potrebbe anche da solo cambiare la
Costituzione.
Fatto sta che
la Camera dei deputati, un’ora dopo, mette in calendario per il 22 di agosto il
voto definitivo sul taglio dei parlamentari. E ora nessuno sa più che cosa
succederà. Cadrà prima il governo Conte il 20 agosto al Senato, o la Camera il
22 agosto approverà prima la più grande riforma del governo cadente? I
coscritti del Senato sciamano verso i lidi da cui provengono in preda a questi
dilemmi. La crisi
intanto non è per questa settimana: Ferragosto con i tuoi. Forse nemmeno la
prossima, e quella dopo ancora finisce il mese. La road map al voto anticipato
è molto più tortuosa della rotta tracciata dal Capitano. Anzi, per dirla tutta,
al momento pare che al timone non ci sia nessuno.
Antonio Polito, Corriere della Sera (14/8/2019)
Canzone del giorno: The Situation (2019) - Snowy White (feat. The White Flames)
Clicca e ascolta: The Situation....