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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 10 marzo 2019

Piazza Garraffello

Una città può essere visitata, desiderata, ammirata, sognata, persino detestata; Palermo, in più, può essere mangiata. Sono nato alla Vucciria, esattamente a piazza Garraffello, in una casa, oggi distrutta...tra un vociare di pescivendoli, caldumai, carnezzieri, rosticcieri, caldarrostai, fruttivendoli e droghieri. Nascendo, urlai anch'io. Per annunciarmi. Ma l'urlo, in quel frastuono si sperse. Mi acquietai. E, più che le orecchie, presto assuefatte, misi in funzione il naso. Un afflusso di odori lo invase, lo stuzzicò, lo carezzò, lo nauseò. Non me ne stupii. Mi sembrava che quegli effluvi la vita li avesse di suo. Erano il sapore naturale dell'aria.

Mesi dopo ci trasferimmo in via Materassai, al numero 44; una strada confinante, non lunga, per niente diritta e così angusta che il sole vi penetrava giusto a mezzogiorno, poi si ritraeva su per i muri; alle tre era già sgusciato via. Del cielo si scorgeva appena una striscia, come adagiata sui tetti; i balconi dei palazzi, posti fronte a fronte, si guardavano negli occhi, così le botteghe. Papà ne aveva aperta una di generi per sarti, al numero 42: "Vincenzo Caruso - Mercerie e filati". Fu allora che prese a comportarsi da emigrante. Parlava di quella nostra casa alla Vucciria come di una patria perduta. Ma questa è un'altra storia.

Pino Caruso, La Vucciria - da pinocaruso.it

Canzone del giorno: La mia casa (2001) - Pippo Pollina
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