Una
città può essere visitata, desiderata, ammirata, sognata, persino detestata;
Palermo, in più, può essere mangiata. Sono nato alla Vucciria, esattamente a
piazza Garraffello, in una casa, oggi distrutta...tra un vociare di
pescivendoli, caldumai, carnezzieri, rosticcieri, caldarrostai, fruttivendoli e
droghieri. Nascendo, urlai anch'io. Per annunciarmi. Ma l'urlo, in quel
frastuono si sperse. Mi acquietai. E, più che le orecchie, presto assuefatte,
misi in funzione il naso. Un afflusso di odori lo invase, lo stuzzicò, lo
carezzò, lo nauseò. Non me ne stupii. Mi sembrava che quegli effluvi la vita li
avesse di suo. Erano il sapore naturale dell'aria.
Mesi dopo
ci trasferimmo in via Materassai, al numero 44; una strada confinante, non
lunga, per niente diritta e così angusta che il sole vi penetrava giusto a
mezzogiorno, poi si ritraeva su per i muri; alle tre era già sgusciato via. Del
cielo si scorgeva appena una striscia, come adagiata sui tetti; i balconi dei
palazzi, posti fronte a fronte, si guardavano negli occhi, così le botteghe.
Papà ne aveva aperta una di generi per sarti, al numero 42: "Vincenzo
Caruso - Mercerie e filati". Fu allora che prese a comportarsi da
emigrante. Parlava di quella nostra casa alla Vucciria come di una patria
perduta. Ma questa è un'altra storia.
Pino Caruso, La Vucciria - da pinocaruso.it
Canzone del giorno: La mia casa (2001) - Pippo Pollina
Clicca e ascolta: La mia casa....